"Pericoloso e populista": quando Rodotà criticava Grillo

L'ex garante delle privacy nell'estate scorsa criticava l'ex comico e smontava le teorie della Rete e della democrazia elettronica (con la quale però è stato eletto alla Quirinarie)

Stefano Rodotà a Palazzo San Macuto
Stefano Rodotà a Palazzo San Macuto

Una candidatura alla presidenza della Repubblica ti cambia la vita. E anche le idee. Stefano Rodotà non ci ha pensato un attimo a dire sì al Movimento 5 Stelle. Eppure, fino a poco tempo fa i suoi giudizi su Beppe Grillo erano ben pesati e non proprio positivi.

"Grillo è figlio di tutto quello che non è stato fatto: la perdita di attenzione per le persone, la corruzione, la chiusura oligarchica. Gli ultimi due Parlamenti li avranno scelti al massimo 20 persone. In questo clima, ci dobbiamo aspettare fenomeni alla Grillo. Anzi, può darsi che ne vengano fuori altri, anche più pericolosi”, sentenziò l'ex garante della privacy in una intervista a Left nel luglio 2012.

Grillo, il pericoloso dunque. Il prodotto dell'antipolitica e della distanza siderale tra il Palazzo e i cittadini. Ma non solo. Il professore Rodotà aveva anche un'idea precisa di Internet. Un'idea antitetica a quella del portavoce pentastellato. "Il fatto che Grillo dica che sarà cancellata la democrazia rappresentativa perché si farà tutto in Rete rischia di dare ragione a coloro che dicono che la democrazia elettronica è la forma del populismo del terzo millennio. Queste tecnologie vanno utilizzate in altri modi: l’abbiamo visto con la campagna elettorale di Obama e nelle primavere arabe".

Come cambia il vento. Perché lui, Rodotà, è stato eletto proprio dalla tanto criticata "democrazia elettronica, forma del populismo del terzo millennio". Però pare gli stia bene. Adesso. Così come sono scomparse le critiche mosse a Grillo dopo le sue varie e discusse esternazioni. "Poi si scopre che Grillo al Nord dice non diamo la cittadinanza agli immigrati, al Sud che la mafia è meglio del ceto politico, allora vediamo che il tessuto di questi movimenti è estremamente pericoloso. E rischia di congiungersi con quello che c’è in giro nell’Europa. A cominciare dal terribile populismo ungherese al quale la Ue non ha reagito adeguatamente”, tuonava Rodotà. Beppe Grillo come Viktor Orban. Commenti caustici quelli di Rodotà.

Che, il 30 giugno 2012, in un convegno di filosofia politica “La democrazia nella rete?”, organizzato ad Aosta dall'ateneo valdostano, smontava anche la teoria principe del duo Grillo-Casaleggio, secondo la quale la Rete soppianterà la televisione e governarà le logiche della società e della politica. "Prendiamo Beppe Grillo: ha centinaia di migliaia di contatti in rete, ma nella televisione generalista l'ordine di grandezza del pubblico raggiungibile è di milioni di persone''.

Diversa infine anche l'opinione sull'importanza dei giornali cartacei e dei giornalisti.

Quando ha dovuto diffondere l'enorme massa di materiale che aveva a disposizione Wikileaks, Assange si è affidato ad alcuni dei più grandi giornali del mondo, ovvero ai giornalisti, i professionisti del controllo delle fonti''. Insomma, la sua candidatura - ed eventuale elezione - rappresenterà forse un cambiamento (come sostiene il M5S). Al momento, però, a cambiare sono state le idee di Rodotà.

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