A picco la barca dei migranti. In 300 uccisi dal miraggio Italia

Ecatombe a pochi centinaia di metri dalla costa: prima un incendio, poi la "carretta" si è inabissata. Il bilancio delle vittime, tra cui molte donne e bambini, potrebbe salire

A picco la barca dei migranti. In 300 uccisi dal miraggio Italia

Quante corone alla memoria dovrà ancora adagiare in questo Mediterraneo diventato cimitero il nuovo «Papa buono»? Oggi è il suo onomastico, ma ieri Francesco non trovava parole. O meglio ne ha trovata una che vale per tutte: «Vergogna». Adesso la tragedia supera le tragedie. Appena quattro giorni fa vicino a Ragusa, sulla spiaggia «del commissario Montalbano», venivano adagiati i cadaveri di 13 immigrati, costretti dagli scafisti a buttarsi in mare a colpi di cinghiate. Non erano lontani dalla costa, ma non tutti sapevano nuotare.

A Lampedusa ieri è stata ecatombe. Qualcosa che non deve e non può più considerarsi mero, macabro bilancio statistico. Un elenco di chi in nome della speranza non ce l'ha fatta durante uno dei tanti, troppi, viaggi traghettati da infami «Caronte». Stavolta sono almeno duecento i morti. Novantaquattro recuperati mentre ancora galleggiavano non lontano dalla riva dell'Isola dei conigli, una delle marine più belle al mondo, in questo periodo ancora affollata dai turisti; un altro centinaio ancora imprigionati nella carretta adagiata a una quarantina di metri di profondità. Li hanno trovati i sommozzatori. Intere squadre di sub arrivati da ogni parte d'Italia. Tutte somale ed eritree le vittime, tra loro tante donne e bambini, quattro i piccini recuperati. Ma la conta sembra essere per difetto: sull'imbarcazione, salpata dal porto libico di Misurata, raccontano i superstiti (155 i migranti tratti in salvo), ci sarebbero state circa 450 persone. Cifre approssimative e non si sa se reali che farebbero contare almeno centocinquanta- duecento dispersi. Ha il volto sconvolto, una smorfia di dolore scolpita tra lacrime che non riescono fermarsi una delle soccorritrici, appena sbarcata da una scialuppa di salvataggio. Il molo è un cimitero a cielo aperto. Tra sacchi di plastica e teli termici color oro o argento che avvolgono i corpi, riflettendo beffardi i riflessi di un sole qui ancora estivo, la fila sembra interminabile. Non bastano i feretri per «custodire» le vittime di questa strage immensa. Un'aereo militare atterra con un carico di bare zincate, un traghetto con altre casse partito da Porto Empedocle è atteso per stamane. Mentre nel frattempo i cadaveri pian piano vengono trasportati in un hangar dell'aeroporto. Non c'è altro posto dove raccogliere tanto strazio.

Erano circa le 5 del mattino quando l'imbarcazione, lunga una ventina di metri, forse in avaria o forse abbandonata dagli scafisti, si è trovata in difficoltà a poche centinaia dalla costa di Lampedusa. Qualcuno ha utilizzato una coperta per accendere un falò e richiamare l'attenzione di alcuni pescherecci che navigavano nei pressi. Ma è divampato un incendio, a quanto pare sul ponte c'era del gasolio. È stato il panico, i profughi stipati all'inverosimile si sono ammassati su un lato e il «guscio» si è ribaltato, qualcuno si è tuffato. Chi si trovava all'interno e nelle stive non ha avuto scampo, altri non ce l'hanno fatta a raggiungere la riva. Sono stati i pescatori a lanciare l'allarme. In mare galleggiavano decine di cadaveri quando sono arrivati i primi soccorsi. Già impegnati da qualche ora, dopo che motovedette di Guardia Costiera, polizia e carabinieri avevano tratto in salvo un'altra imbarcazione carica di migranti: sopra ce n'erano 463, poi trasferiti nel centro di prima accoglienza. Ormai stracolmo, oltre un migliaio ieri gli «ospiti». Lampedusa proclama il lutto, così come tutta la nostra malandata Penisola dimenticata dall'Europa ma miraggio per chi non ha nulla da perdere. Se non la vita.

Ma come dice il sindaco di Lampedusa qui non c'è più posto nemmeno per i morti. «Non sappiamo dove seppellirli», ha detto laconico al ministro della Difesa Mario Mauro. Chiedendo supporto. Certo i becchini arriveranno. Ma quando la fine di tanto scempio?

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