Il progetto di Grillo: uno Stato dei pm con Ingroia premier

Dopo aver candidato Di Pietro al Colle, il magistrato entra nei piani del M5S. E lui non smentisce: "Ci saranno sempre cose da fare per me". Così le toghe vanno al potere

Quando si dice le coincidenze. Antonio Ingroia si è trovato nello stesso giorno possibile candidato della coalizione del Movimento 5 stelle (con Di Pietro e la Fiom Cgil), secondo una ricostruzione del quotidiano Il Messaggero, e protagonista di un dibattito all'università di Pavia che avrebbe dovuto essere il suo addio all'Italia prima della trasferta di un anno in Guatemala, l'ultimo intervento pubblico sul suolo patrio. Chi pensava che il magistrato antimafia, sempre più appassionato alla vita politica, fosse già volato dall'altra parte dell'Oceano per l'incarico dell'Onu è rimasto deluso. I suoi sostenitori, invece, hanno seguito la diretta video dall'università, con la suspance dell'indiscrezione che lo vorrebbe candidato premier. Tra previsioni funeste per il futuro immediato («La seconda Repubblica è al tramonto, è peggio della prima. Le mafie faranno di tutto per trovare referenti stabili») e le rivendicazioni del lavoro svolto nell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, Ingroia non ha smentito niente.
Solo alla fine, a domanda ha risposto. Si candida? Sorriso: «Sono scenari giornalistici, ci si esercita su tante cose, non mi sembra che sia realistico. A me non ha proposto niente nessuno. Anch'io leggendo ho detto: mah».
Su Twitter intanto imperversava l'ironia: adesso entreremo nello «Stato dei pm», era una delle battute, in riferimento all'ipotesi assurda di avere due magistrati alla presidenza della Repubblica e a Palazzo Chigi, dopo che proprio Beppe Grillo ha lanciato Di Pietro per il Quirinale.
Il procuratore aggiunto di Palermo dice che è concentrato sul Guatemala, dove andrà «per capire meglio le mafie, che sono sempre più network internazionali», ma «se non dovessi appassionarmi all'America Centrale tornerò in Italia, dove ci sarà sempre qualcosa da fare per me». Il biglietto di ritorno si può staccare in quattro e quattr'otto, insomma. Poco prima, aveva sottolineato come il momento attuale ricorda «molto quello che è avvenuto nel '92. La mafia si stia muovendo dietro le quinte per nuovi patti politici mafiosi di lunga durata». La «crisi d'identità dei partiti ricorda molto il viale del tramonto della prima Repubblica». C'è quindi bisogno di «una politica diversa. Abbiamo bisogno di cittadini che si appassionino alla politica in prima persona». E in effetti queste sono proprio le idee di Grillo, sul cui blog, del resto, Ingroia era già intervenuto la scorsa estate con un videomessaggio, che aveva trovato anche parecchi apprezzamenti dei grillini. Qualcuno, già allora, gli aveva proposto online di farsi avanti. La sua candidatura sarebbe un affronto esplicito al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che già sorveglia con apprensione la cavalcata di Grillo.
Ingroia o non Ingroia, il problema della leadership comunque per il Movimento 5 stelle esiste. Il comico non si può candidare perché, paradosso, non ha i requisiti previsti dal non-statuto del Movimento. Ha subito infatti una condanna della Cassazione a quattordici mesi per omicidio colposo negli anni Ottanta. Formalmente non potrà essere quindi lui l'aspirante premier. Ha bisogno di un volto, di un nome credibile, che faccia volare il Movimento verso la campagna elettorale. Di Pietro è improponibile per il Movimento e infatti Grillo lo pensa al Quirinale. Le pedine da giocare rimangono poche. Per azzardo Roberto Saviano sarebbe il candidato perfetto, ma magari non piacerebbe al Fatto Quotidiano, che nell'ottica della coalizione sarebbe il quotidiano di riferimento (già lo è per l'Italia dei valori e Ingroia). Oppure si potrebbe pescare dalla Fiom Cgil, che paga però l'assenza di visibilità a livello mediatico. Il segretario generale Maurizio Landini era intervenuto, come Ingroia, sul blog di Grillo, ma in Italia, con tutto il rispetto, non lo conosce quasi nessuno.
L'asse Grillo-Di Pietro è intanto confermato da un fedele di Tonino, il senatore Luigi Li Gotti: «Penso che il Movimento 5 stelle vuole fare politica. Questa opzione è la base principale utile per il futuro del Paese. Con questa gente noi parliamo». L'Idv, comunque, non sta morendo.

Nascerà un partito nuovo: «È morto un certo modo di intendere il partito, serve un reclutamento diverso e l'allacciamento alla società civile. Ci apprestiamo a fare un partito nuovo con regole diverse», annuncia Li Gotti.

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