Quando il suocero di Casini scese dal Monte

Caltagirone fiutò i guai a metà 2011 e chiese lumi. Poi le dimissioni provvidenziali

Franco Gaetano Caltagirone
Franco Gaetano Caltagirone

Quando ad ottobre 2007 Pier Ferdinando Casini e Azzurra Caltagirone, figlia del costruttore e finanziere romano Francesco Gaetano, si ritrovano nel palazzo comunale per unirsi in matrimonio, con loro c'è il gotha della finanza e della politica sull'asse Roma-Siena. A cominciare da Mussari. Uno sposalizio che seguiva un'altra unione, quella tra l'impero di Caltagirone e il Mps, di cui il finanziere diventa vicepresidente e principale azionista privato già dal 2004. Pochi giorni dopo i fiori d'arancio, ovviamente per puro caso, si perfeziona l'affare Antonveneta, con Caltagirone vice di Mussari.
Il rapporto tra il suocero di Casini e principale finanziatore dell'Udc, e Mussari, sono molto solidi, quasi come il cemento. Vicini come i due sponsor della squadra di basket cittadina, la Mens sana: il Monte dei Paschi, ça va sans dire, e poi Leggo, il free press della Caltagirone editore. Vicini al punto che quando Caltagirone, a gennaio 2012, si deve dimettere dal Cda di Mps per incompatibilità dopo un inciampo giudiziario (vicenda Bnl), molti daranno una lettura diversa. Il Sole24Ore lo inquadrò come un anticipo dell'uscita di scena da Mps di Mussari, garante di quegli equilibri azionari. I tempi combaciano, Caltagirone esce dal Monte a gennaio 2012, Mussari tre mesi dopo, per prendere posto alla presidenza dell'Abi. «Mussari presidente Abi? Lo farebbe in maniera eccezionale», rispose Caltagirone prima della nomina. Dunque il finanziere resta in Mps fino alla fine del 2011, per tutto il periodo in cui avvengono le operazioni contestate dalla Procura. L'organo di controllo interno, cioè il collegio dei sindaci di Mps, è guidato dal professor Di Tanno, già consulente di Visco, ma pure professionista vicino a Caltagirone, essendo stato nel Cda della Caltagirone Spa e anche editorialista del Messaggero, quotidiano dell'ingegnere. All'ultima assemblea ordinaria, nell'aprile 2012, una sua affermazione sull'acquisto di Antonveneta scaldò gli animi dei soci di minoranza. «Il valore patrimoniale della banca (Antonveneta, ndr) era di 2,3 miliardi e fu acquistata per 9 miliardi». Se seguiamo le linee di credito di Mps o della sua Antonveneta spesso troviamo dall'altro capo società del gruppo Caltagirone (Cementir, Immo 2006 Srl, Immobiliare Caltagirone, fino all'Acea romana di cui è principale socio privato), come pure si dice che Caltagirone abbia affittato immobili alla Mps per le sue filiali. Normale collaborazione tra gruppi e banche. E forse anche con la politica, visto il voto di fiducia dato dall'unico consigliere comunale Udc al sindaco Ceccuzzi, sfiduciato dalla parte cattolica del Pd (il Comune è caduto a maggio ). Casini si è detto non favorevole ad una commissione inchiesta sul caso Mps. E qualcosa, in quel mondo tra Udc e Mps, si sta muovendo ancora, visto che Alfredo Monaci, ex Cda di Mps, è nella lista Monti-Casini-Montezemolo. Tutto andava bene, finche l'ingegnere non ha sentito puzza di bruciato a metà 2011. Lo raccontano i verbali dei Cda.

Quando Caltagirone chiede se il portafoglio della banca sia ben bilanciato o se ci siano delle criticità. Viene rassicurato, ma forse non convinto. Poco dopo le dimissioni. Provvidenziali, se si guarda a quel che succede ora a Rocca Salimbeni.
PBra-GMC

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