Quegli encomi da ridere della Guardia di Finanza

Calendari, parate, eventi: premiati solo i militari che si prestano ad attività marginali. I riconoscimenti ricevuti sono indispensabili per fare carriera all'interno del Corpo

Quegli encomi da ridere della Guardia di Finanza

Qualcuno la sta già ribattezzando «encomiopoli». Il fatto è che all'interno della Guardia di Finanza, già alle prese con un momento a dir poco difficile, adesso spunta fuori un'altra questione come minimo sdrucciolevole.

Sembra che per i massimi vertici della Fiamme Gialle sia impossibile tenere a bada la fantasia quando si tratta di scegliere le ragioni per le quali assegnare encomi a esponenti del Corpo. E così si accede a una cuccagna di premi per le ragioni più disparate, dall'organizzazione di eventi presso il salone d'onore del Comando generale alla promozione mediatica del calendario storico del corpo, dall'attività lobbistica svolta in parlamento per spuntare norme più favorevoli alle Fiamme Gialle fino ad arrivare all'organizzazione della parata militare in occasione delle cerimonie istituzionali. E le operazioni sul campo di contrasto alla criminalità economica?

Quando si tratta di assegnare premi sono praticamente assenti. E questo la dice lunga sulla situazione in cui versa un Corpo già finito nel mirino delle recenti inchieste su appaltopoli e tangentopoli varie, a cominciare da quella sul Mose di Venezia. Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza, guidata dal comandante generale Saverio Capolupo, hanno messo nero su bianco un elenco monstre di 171 encomi in un documento di 56 pagine di cui il Giornale è in possesso. I riconoscimenti si riferiscono principalmente al primo semestre di quest'anno e sono stati quasi tutti concessi dal Capo di stato maggiore del Corpo, Luciano Carta. All'interno ci sono decine di esponenti delle Fiamme Gialle con il grado di colonnello e tenente colonnello. Ogni tanto il nome di qualcuno ricorre più volte nella lista, ma di base la maggior parte dei riconoscimenti è assegnata a persone sempre diverse. Insomma, un festival. Con conseguenze tutt'altro che formali. Gli encomi, infatti, contribuiscono ad accrescere i «punteggi» che ciascun finanziere accumula, indispensabili quindi per la progressione di carriera. E spesso la loro concessione serve a cementare «cordate» interne al Corpo. Da qualunque parte la si legga, quindi, non può che fare effetto constatare quali «motivi» sono alla base di tali riconoscimenti.

Il colonnello Alessandro Popoli, per esempio, ha ricevuto un encomio perché «con esemplare dedizione forniva qualificato apporto personale nell'organizzazione logistica delle complesse e articolate attività connesse all'evento di presentazione e promozione mediatica del calendario storico del Corpo 2014». Con un'espressione praticamente identica sono stati insigniti anche il tenente colonnello Mercurino Mattiace e il tenente colonnello Antonio Michele Rodinò. Complessivamente, per ragioni connesse alla promozione dell'indispensabile calendario sono stati elargiti 14 encomi. Ciascuno di essi termina con questa frase standard: «L'esito ottimale dell'iniziativa e l'ampia diffusione mediatica ottenuta riscuotevano il vivissimo apprezzamento delle autorità istituzionali ed il plauso delle superiori gerarchie». Ma il linguaggio enfatico da primo '900 ricorre in ogni pratica. Si prenda il tenente colonnello Francalberto Di Rubbo, destinatario di un encomio perché «forniva, nel corso del complesso iter approvativo della legge di Stabilità 2014, determinante apporto nello svolgimento, nelle competenti sedi istituzionali, di una costante e incisiva azione di sensibilizzazione orientando importanti modifiche a favore della Guardia di Finanza». Stesso riconoscimento anche per il tenente colonnello Giovanni Fontana e per i colleghi Aldo Noceti e Dario Sopranzetti. In tutto i finanzieri-lobbisti hanno incamerato 10 encomi.

L'immagine, si sa, è molto importante. Sarà per questo che il tenente colonnello Andrea Fiasco ha ricevuto un riconoscimento per «l'apporto alla concezione, pianificazione, organizzazione e realizzazione del concorso del Corpo alla parata militare tenuta in occasione del 67° anniversario della fondazione della Repubblica e alle altre cerimonie militari in occasione del 239° anniversario della fondazione della Guardia di Finanza». Il capitano Gerardino Severino, dal canto suo, ha incamerato un encomio in quanto «coordinava le attività connesse alla diffusione della storia della Guardia di Finanza e alla testimonianza del suo passato». Riconoscimento per la stessa ragione al maresciallo capo Luigino Marinanza. Il maresciallo capo Francesco Serra, invece, è stato premiato perché «coadiuvava i propri superiori nella pianificazione, realizzazione e risoluzione delle problematiche connesse allo svolgimento di importanti eventi istituzionali tenutisi presso il salone d'onore del Comando generale». Mentre il maresciallo Ernesto D'Auria ha ricevuto un encomio per «i complessi e delicati compiti di staff concernenti l'istruttoria delle trattazioni connesse alla concessione delle licenze di convalescenza». Come si vede, nell'elenco c'è di tutto e di più. Tra l'altro, a quanto filtra, la concessione di questi riconoscimenti sta suscitando il nervosismo di tanti finanzieri che lavorano sul campo, a livello locale.

Senza contare che dal punto di visto dello stipendio il Corpo ha dovuto subire in questi anni tagli vari e blocchi. Da qui la domanda: è proprio necessario elargire encomi per motivi che nulla hanno a che vedere con le più meritorie attività della Fiamme Gialle?

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