Quell'appello battagliero al Papa: "Guidaci nella difesa dei valori"

Reazioni sconcertate nella Chiesa alla richiesta di un gruppo di intellettuali

Quell'appello battagliero al Papa: "Guidaci nella difesa dei valori"

I due Papi che si salutano e si abbracciano durante il Concistoro sono una testimonianza di unità profonda, di sintonia esplicita, utile a smorzare certe tendenze emergenti a contrapporre il magistero di Benedetto XVI a quello di Francesco. Tendenze in auge in ambienti teocon. In qualche vescovo o laico che fa visita al Papa emerito e ne divulga presunte e decontestualizzate esortazioni alla «battaglia», senza la quale non ci sarebbe cristianesimo. Nelle colonne del Foglio, impegnato in una formidabile campagna sui valori non negoziabili. Che, ora, sembra essersi risolta con un divorzio, di sentimento e di cultura, tra Giuliano Ferrara e papa Francesco. Una netta presa di distanza del direttore ateo-devoto dal magistero bergogliano in tema di pastorale della famiglia come si è proposta in questo Concistoro. L'altro giorno, al termine di un lungo e critico articolo, Ferrara ha scritto che «le forme della vita cristiana, i movimenti della società, la cultura cattolica in ambiente basso clericale o laico non possono certo non risentire di questa svolta che seppellisce pratica pastorale e dottrina di secoli... Per quanto ci riguarda», ha concluso amaro l'Elefantino, «siamo felici di continuare con rispetto a fiancheggiare i cristiani cattolici e la loro chiesa, anche se i nostri argomenti non siano graditi e accettati». L'accusa di Ferrara si appunta sulla riflessione del cardinale Walter Kasper sulla comunione ai divorziati risposati, svolta con un approccio «oltre il rigorismo e il lassismo», per «coniugare fedeltà alla parola di Dio e misericordia». Una riflessione solo preparatoria all'atteso Sinodo del prossimo autunno. Che, tuttavia, si svolgerà nell'orizzonte del «cristianesimo inclusivo» e non «da doganieri» di papa Francesco. Ma Ferrara si è spazientito e ha parlato di «sanatoria della famiglia patchwork». Che, a suo avviso, «non può fermarsi lì, con l'ostia ai divorziati». Ma si estenderà al matrimonio omosessuale, all'adozione di figli da parte di coppie dello stesso sesso eccetera. Lo strappo è consumato. E, del resto, qualcosa si era incrinato allorché, all'indomani dell'ingerenza dell'Onu in materia di iniziative contro la pedofilia dei preti e dopo la legge pro-eutanasia ai bambini in Belgio, Ferrara aveva diffuso una lettera in cui, rivolgendosi a «Padre Francesco», suggeriva che «la chiesa cattolica non debba subire il ricatto delle avanguardie fanatizzate del mondo secolare sulla questione dell'infanzia». E concludeva chiedendo «di aiutarci a promuovere una controffensiva di preghiera, di azione pastorale, di idee». Sottoscritta da migliaia di intellettuali laici e cattolici (dallo storico Alain Besançon al filosofo Roger Scruton, da Roberto Formigoni a Pupi Avati, da Giancarlo Cesana a Eugenia Roccella, da Pio Pompa a Alessandro Gnocchi & Mario Palmaro) ma anche da molte persone comuni, la lettera ha destato molti e altolocati malumori. È soprattutto la parola «controffensiva» a stonare, ribadita in successivi scritti come pressante richiesta di una «reazione» al Capo della cattolicità. Tra le tante prese di distanza (cfr. ilsussidiario.net) la più lacerante è quella di Giovanni Lindo Ferretti, ferrariano fedelissimo. In una lettera al Foglio Ferretti ha scritto le ragioni del suo «nervosismo». «Il Santo Padre non può supplire alla nostra inconsistenza politica, alla incapacità, alla pochezza culturale... Il Santo Padre non si stiracchia a destra e a manca secondo le urgenze della propria agenda. L'autorità della Chiesa, il Papa ne è sostanza», continuava Ferretti, «è di per sé, in umiltà e pieno convincimento di coscienza, una controffensiva di preghiera: lo è nella quotidianità dei secoli, dei millenni, qualsiasi cosa succeda. Lo è per grazia non perché lo decidiamo noi, né in buona né in malafede». La faccenda non è di poco conto perché certifica modi diversi d'intendere il cristianesimo. O la Chiesa e le sue gerarchie, milizia di una fede che fonde teologia e politica, s'incaricano di rincorrere il mondo nelle sue perversioni, pronunciando divieti alla sempre più vasta gamma di trasgressioni dottrinali, oppure, con San Paolo (ai Corinti), ritengono di non sapere altro che «Cristo e Cristo crocifisso». La lezione della Evangelii Gaudium di papa Francesco appare esplicita: «Il discepolo di Cristo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Cristo, però il suo sogno non è di riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice».

E ancora, Bergoglio nell'intervista a padre Antonio Spadaro: «Le lamentele di oggi su come va il mondo “barbaro” finiscono a volte per far nascere dentro la Chiesa desideri di ordine intesi come pura conservazione, difesa. No: Dio va incontrato nell'oggi».

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