«Le primarie del Pdl? Non credo ci saranno i tempi se, come temo, si andrà a votare a gennaio...». Conclusa la conferenza stampa fiume a Villa Gernetto e a microfoni ormai spenti, Silvio Berlusconi è ancora più tranchant di quanto lo sia stato davanti alle telecamere. A chi gli si fa incontro per un saluto e una stretta di mano, il Cavaliere illustra senza troppi giri di parole il timing della sua presa di distanza da Mario Monti. Rottura sul ddl stabilità che arriva in Aula alla Camera fra due settimane e quindi voto a gennaio, eventualmente con election day in Lombardia e, magari, anche nel Lazio. In parallelo, ritorno in grande stile in tv e piena disponibilità ad accettare inviti da tutte le trasmissioni.
Difficile ipotizzare come andrà davvero a finire. Quel che è certo è che Berlusconi è una furia come non lo si vedeva da tempo. Al punto non solo da seguire senza tentennamenti la linea dei cosiddetti «falchi», ma dall'avere perfino un certo fastidio nell'ascoltare le argomentazioni delle «colombe» che predicano cautela. «Reagisce a quella che è e vive come un'aggressione», edulcora lo stato d'animo del premier Paolo Bonaiuti. Il Cavaliere, infatti, è convinto d'essere vittima di un'ingiustizia, di una sentenza politica che non sta «né in cielo né in terra». Con una differenza rispetto al passato, alle tante altre volte che Berlusconi se l'è presa con la magistratura. Quasi un anno fa, infatti, il Cavaliere ha lasciato Palazzo Chigi per far spazio a Mario Monti anche nell'ottica di una sorta di «pacificazione», di passaggio da una fase conflittuale ad un'altra di collaborazione nella quale Pdl e Pd sostenevano lo stesso governo. A questo, secondo Berlusconi, sarebbe dovuto seguire un clima diverso nel quale l'ex premier non era più il «bersaglio mobile delle procure». Le cose vanno in modo diverso e arriva la condanna per i diritti tv Mediaset con tanto d'interdizione dai pubblici uffici e adesso si attende per gennaio un'altra condanna «scontata» per Ruby.
«Se pensano che rimanga inerme davanti a questa persecuzione si sbagliano», ribalta il tavolo Berlusconi. Che dopo una notte a consulto con la famiglia ad Arcore, di prima mattina ha già preso la sua decisione. Sono neanche le nove quando parte il giro di telefonate con Palazzo Grazioli e s'inizia a organizzare la conferenza stampa a Villa Gernetto. Parla rivolto alla platea e alle telecamere il Cavaliere, ma più d'uno ha la sensazione che l'interlocutore sia Giorgio Napolitano.
Nel suo discorso l'ex premier affonda sul Quirinale, prende le distanze da Monti e fa sapere che non escludere di togliere la fiducia al governo, attacca la Germania di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy e - di fatto - smonta pezzo per pezzo il Pdl. «Fate le primarie, io mi occupo di fare campagna elettorale e andare in tv», è il senso delle parole di Berlusconi che in qualche modo mette all'angolo Angelino Alfano e i vertici di via dell'Umiltà. Una presa di distanza implicita, perché Berlusconi snocciola un programma in cinque punti che è quanto di più lontano ci sia dalla linea del segretario, tanto che qualcuno ieri ipotizzava che l'ex Guardasigilli sia arrivato ad un passo dal mollare tutto. Di certo, la telefonata che lui e Berlusconi hanno prima della conferenza stampa non è una passeggiata di salute. Anche se forse serve a evitare che il Cav annunci in televisione quella che è la vera idea che gli frulla per la testa: una lista ad hoc che abbia come core business la riforma della giustizia, qualcosa di diverso dal Pdl e possibilmente con quasi tutti candidati che non abbiano mai messo piede in Parlamento.
Un Berlusconi all'arrembaggio. Così all'attacco che chi lo conosce non si sente di escludere niente.
Un Cavaliere questo dice ai suoi interlocutori dopo la conferenza pronto a «una nuova campagna elettorale in prima linea». Un Berlusconi che per ora «congela» la strada della lista autonoma, ma che ieri di fatto ha lanciato un nuovo partito con un programma lontano anni luce da quello del Pdl.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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