Ralph Lauren nostalgico Omaggia Twiggy e anni '60

Volumi scolpiti e colori choc: lo stilista si ispira alla Swinging London strizzando l'occhio a Jackie O. Proenza Schouler sposa l'Arte povera

New York - Con i grandi della moda come Ralph Lauren non si può mai dire che una collezione è bella oppure brutta, giusta o sbagliata, in tendenza o fuori dal coro: ci sono almeno sei gradi di separazione tra la sua realtà e la tua opinione. Stiamo parlando di un uomo che dal nulla ha creato un impero che nel mondo ha 27 mila dipendenti e fattura 6.9 miliardi di dollari l'anno.

Dunque un genio del business, una specie di pifferaio magico capace di portare la gente nei negozi anche con questa dannata crisi che in America si sente molto meno ma comunque c'è, mentre da noi continua a mordere con crudeltà. Ecco perché durante la sfilata di ieri mattina a New York per un attimo abbiamo pensato che un altro revival degli anni Sessanta e della Swinging London era troppo: da mezzo secolo la moda guarda e rilegge quel magico periodo che ha visto nascere la minigonna, le linee secche ed essenziali, il bianco e nero altrimenti detto optical, le tinte psichedeliche e la grafica intesa come necessità. Intanto le modelle sfilavano con quelle deliziose scarpe pumps consegnate al mito da Jackie Kennedy prima che da Catherine Deneuve nel film Belle de Jour girato da Buñuel nel '67. Sopra sfoggiavano deliziosi completi gonna corta e piccola giacca a sacchetto nel classico bianco ottico lanciato dall'epopea spaziale Usa che ha preceduto e ispirato lo stile di Courreges.

Qualcuna sfoggiava la versione candida del Peacott (il giacchino doppiopetto da marinaio) e i soliti tailleur pantalone che nessuno sa fare bene come Ralph Lauren. Inoltre c'erano almeno tre nuove versioni della sua mitica Ricki Bag, la borsa più desiderata del mondo insieme alla Kelly e alla Birkin di Hermés. Maxi e con le stesse stampe grafiche a fiori bianchi e neri dei soprabiti di vernice, mini nelle identiche tinte fluo dei vari tubini tagliati benissimo e cuciti ancor meglio: le nuove Ricki fanno sognare. Certo era tutto troppo didascalico: mancava solo la pettinatura a caschetto di Vidal Sassoon per ritrovarsi davanti a Twiggy, Jane Shimpton o Penelope Tree.

È bastato questo per ricordare la strepitosa mostra di fotografie di Eric Swayne vista l'estate scorsa alla Proud Gallery di Londra. S'intitolava The Stones & their scene e dimostrava in ogni scatto il profondo legame tra la Swinging London e l'America di quel magico periodo che purtroppo finì con la guerra del Vietnam. Senza far polemica, con la forza tranquilla del suo potere creativo, lo stilista americano forse ci ricorda qualcosa di molto più importante dell'abito.
Proenza Schouler, marchio disegnato dal giovane duo composto da Lazaro Hernandez e Jack McCollugh ha fatto sfilare in un meraviglioso loft di midtown la più raffinata collezione di questa lunga fashion week americana.

I due si sono ispirati al movimento denominato Arte Povera con le opere di Beuys, Michele Pistoletto e tanti altri artisti cari a critici come Germano Celant. Su questo universo semantico, hanno anche innestato lo stile del design anni Cinquanta della West Coast americana per cui c'erano le borsette fatte come angoli di poltrona. Il risultato era divino: colori puri, decisi eppure soft (beige, blu, nero a volte con pennellate d'oro, un solo pezzo in camoscio color paprika) tagli impeccabili. Bellissimi tutti gli accessori soprattutto le collane in rame del gran finale.

Da Milly, brand disegnato da Michelle Smith, è nuovamente in scena l'architettura. Stavolta si parla di Tokyo e dei trafori dei nuovi palazzi per esempio di Herzog & de Meuron. Il tutto ingentilito dalle curve sottolineate ad arte e dalle stampe floreali di sapore hawaiano.

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