Invitato in queste ore alla «Todi due», il cardinale Angelo Bagnasco, capo dei vescovi italiani, non ha risposto «no» ma ha detto «ci penso». L’auspicio, che per ora rimane soltanto tale ma che in futuro potrebbe divenire anche qualcosa di più, è che i cattolici collaborino da protagonisti alla rifondazione di un centrodestra moderato e riformista. Bagnasco è consapevole che la «Todi uno» non ha avuto suo malgrado altro risultato che quello di dare una spallata decisa al governo Berlusconi, ma nello stesso tempo è conscio che è ancora lì, nel summit che le principali associazioni cattoliche intendono organizzare ancora una volta a Todi, che la ricostruzione potrà in qualche modo avvenire.
Domani queste stesse associazioni si ritrovano a Roma al Centro Luigi Sturzo per decidere le prossime mosse. Per ora l’unica certezza è la presentazione, la data scelta è quella del prossimo 29 maggio, di un manifesto programmatico in cui il progetto di una nuova legge proporzionale resta centrale.
Il testo uscirà volutamente dopo la prolusione che Bagnasco farà a Roma il 21 maggio aprendo l’assemblea generale dei vescovi italiani: è infatti anche a seconda di quanto dirà il presidente della Cei che il contenuto del testo dei todini verrà plasmato. Sarà nella grande e molto attesa assemblea romana che Bagnasco farà capire molte cose. Egli non sembra voler cedere circa la battaglia sui princìpi non negoziabili che permette alla chiesa di mantenere una certa equidistanza dalle aggregazioni partitiche. Sa, dunque, che la presenza dei cattolici a destra come a sinistra, appoggiata per un quindicennio dal suo predecessore, il cardinale Camillo Ruini, è ancora valida, ma nello stesso tempo si dice sia convinto che è l’area dei moderati di centro destra l’alveo naturale nei quali i cattolici possono riconoscersi.
Certo, non mancheranno i richiami perché le forze migliori del paese si uniscano e lavorino per il bene di tutti di qui alla fine della legislatura, ma il dopo resta un’incognita alla quale si vuole già da subito iniziare a pensare.
Il sogno, nemmeno troppo celato, è quello di «un’aggregazione moderata e riformista che potrebbe vedere - dicono alcuni dei todini dando per scontata la non ricandidatura di Mario Monti - in Corrado Passera un suo possibile leader. Passera è in ottimi rapporti con Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, il quale sa bene che la tentazione di Pier Ferdinando Casini di aggregarsi a noi per spingere anch’egli nella direzione del rifacimento del centro destra è forte».
Dicono che Bagnasco abbia ben recepito il segnale arrivatogli domenica scorsa tramite il quotidiano Repubblica. Qualcuno tra i vescovi italiani ne attribuisce la provenienza dall’entourage del governo in carica: «Bagnasco anti Monti non piace in Vaticano», titolava Repubblica sottolineando la linea troppo pro Pdl (e anti Monti) di Bagnasco, il porporato «pronto a scommettere per un centrodestra senza la faccia del Cavaliere». Egli si dice abbia letto e abbia insieme compreso che occorre essere prudenti: la chiesa deve mantenersi distante, e spingere perché siano i laici impegnati a metterci la faccia, non in primis le gerarchie.
A Roma, nell’assemblea che inizierà il 21 maggio, Bagnasco dovrà fare i conti con tutti i vescovi italiani, molti dei quali di una rifondazione del Pdl non vogliono sentir parlare. L’episcopato italiano ha da sempre posizioni eterogenee. Le anime che lo costituiscono sono diverse. Non pochi auspicano che Casini ceda alle lusinghe di Pier Luigi Bersani e faccia propria quella scommessa che in tempi non sospetti il direttore di Aggiornamenti Sociali, il teologo gesuita padre Bartolomeo Sorge, aveva chiamata «la scommessa di un nuovo popolarismo del Pd».
Fu l’estate scorsa che anche la segreteria di Stato vaticana si mosse, ben prima della Todi uno, per valutare la fattibilità, invece, di una terza via, una nuova aggregazione di centro di dichiarata ispirazione cattolica. L’arrivo a Todi di Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, fu visto da molti come la volontà del Vaticano di tenere aperta una possibilità in questo senso. Ma ancora prima fu il segretario del Pontificio consiglio giustizia e pace, monsignor Mario Toso, salesiano come il segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone e suo fidato amico, a vagliare l’ipotesi di una nuova Cosa Bianca. Poi tutto naufragò. È su queste diverse vedute che la chiesa italiana, episcopato in testa, è chiamata ora a valutare gli scenari futuri.
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