Renzi a Bersani: "Anche noi siamo di sinistra"

Dopo la bagarre sulle primarie e sulle Cayman, lo scontro tra Renzi e Bersani si sposta sull'identità politica. Il sindaco: "Non siamo brutto anatroccolo della sinistra"

Renzi a Bersani: "Anche noi siamo di sinistra"

Se Grillo e Renzi fanno a gara a chi ce l'ha più lungo (il guru genovese recentemente ha accusato il rottamatore di essere affetto di invidia penis), Bersani e Renzi fanno a gara a chi ce l'ha più a sinistra. Perché adesso, dopo la bagarre sulle regole delle primarie e dopo le frecciate sulle Cayman, sui paradisi fiscali e sul rapporto con il mondo della finanza e dei banchieri, il terreno dello scontro si è spostato sull'identità politica.

"Abbiamo cercato di spiegare che il progetto di scardinare il vecchio sistema di potere del Pd ha tutti i connotati per definirsi di sinistra. Non siamo il brutto anatroccolo della famiglia di sinistra, siamo nella tradizione blairiana, in quella dei democrat americani. Siamo di sinistra anche noi", ha rivendicato sulle colonne de La Stampa, il sindaco di Firenze.

Spesso considerato come potenziale leader del centrodestra (tema sul quale Renzi ha giocato in modo furbesco), dopo aver adulato e adescato l'elettorato moderato, pare che adesso il rottamatore sia tornato al vecchio ovile, consapevole della necessità del consenso democratico, in vista delle primarie.

Ecco dunque che la rivendicazione della propria identità, rigorosamente di sinistra ma riformista, americana e blairiana, viene di nuovo ostentata in faccia a Bersani. Il quale, secondo Renzi, "sta lisciando il pelo ad un mondo della sinistra militante" e questo rischia di aprire la strada a qualche "coniglio che Berlusconi potrebbe tirare fuori dal cappello". Insomma, il segretario del Pd starebbe virando troppo a sinistra.

Tuttavia, come in ogni aspetto della sua campagna elettorale, Renzi è astuto e non cavalca fino in fondo nessun tema. Immigrazione, unioni civili, tassazione dei redditi più elevati sono argomenti che la sinistra ha sempre fatto propri ma sui quali il primo cittadino fiorentino preferisce non porre troppi accenti (Proprio oggi, però, il rottamatore ha annunciato che, se sarà eletto, varerà le "civil partnership" mutuate dal sistema inglese, esclusive per le coppie omosessuali e che comprenda tutti i diritti", collocandosi in una posizione più centrista che di sinistra).

E lo stesso fa sul tema dell'identità politica. Perché, come dice lui stesso, "il berlusconismo è un problema grave ma è stato rafforzato dall’anti-berlusconismo ed è stato regalato anche da questo gruppo dirigente della sinistra". E poi perché ci sono "14 milioni di voti di persone indipendenti che scelgono la persona e non la qualificazione di sinistra o di destra. Chi è capace di prendere quei voti lì vince".

È a questo che punta davvero Renzi. Intanto però, negli ambienti affini e propri della sinistra, il dibattito sull'identità del sindaco è ben presente. "Matteo è stato convincente. Ha fatto quello che doveva fare, forse avrebbe anche dovuto farlo prima: un discorso di posizionamento politico, spiegare da quale parte si colloca, senza esitazioni Matteo illustra per quale motivo lui è ’di sinistrà, e sbaglia chi lo considera diversamente. Naturalmente una sinistra non conservatrice, che non ha paura a guardare al futuro. Tutto quello che è mancato nell’ultima sinistra che abbiamo visto all’opera", ha commentato così Alessandro Baricco intervento del sindaco di Firenze a Torino.

"Temo che la tanto annunciata fase due di Renzi consista nella ricorsa agli elettori di sinistra-sinistra. Nel tentativo di far dimenticare le sue affermazioni passate, Renzi si ritrova così a competere con Vendola", ha dichiarato Giuseppe Fioroni (Pd) in un’intervista al Messaggero.

"L’alternativa, come emerge confusamente dal format televisivo di Renzi, è quello di demolire il gruppo dirigente del partito e costruire misteriosamente le alleanze dopo le primarie. Al di là della annunciata e strombazzata liquidazione di larga parte degli esponenti del Pd, è opportuno che oggi il Pd non scelga l’avventurismo e la confusione", ha tuonato Giorgio Merlo, vice Presidente Commissione Vigilanza Rai.

Ancora più chiaro e diretto Giovanni Burtone, deputato Pd e componente della Direzione nazionale: "Non ti si sente mai parlare di un problema serio. Parli di esodati e poi dici che la riforma delle pensioni va bene, parli di sviluppo e poi sostieni che su Sulcis, Alcoa e Ilva si buttano i soldi, però intanto la finanza la incontri. A me tanto di sinistra non sembri... interpreti così bene il calcio moderno che non si riesce a capire con quale maglia giochi".

Nel settembre scorso, il giuslavorista del Pd, Pietro Ichino, nel suo blog, scrisse un articolo il cui titolo la diceva tutta: "Ma Renzi è di sinistra o di destra?". Un quesito che non ha trovato ancora una risposta certa nel Partito Democratico dove, oltre alla battaglia anagrafico-generazionale, è in corso quella di definizione politica.

Si scontrano il modello di partito di Bersani che si rifà più a una tradizione socialdemocratica e il modello similanglosassone di Renzi. "Se davvero ero di destra, ci ero già andato, con il vuoto che c’è...". E la risposta del sindaco di Firenze non fuga nessun dubbio. Anzi, li alimenta.

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