Renzi sbeffeggia Bersani e attacca il Monte Paschi

Pd sempre più nel caos. Il sindaco attacca Bersani: "Al Monte Paschi in sei mesi hanno distrutto quanto i senesi avevano creato in 600 anni". Scontro le regole per le primarie

"Sono arrivato in ritardo perché avevo un aereo dalle Cayman...". Matteo Renzi inizia così, con una battuta che fa esplodere i 3mila presenti al PalaIsozaki di Torino in un applauso, il lungo discorso programmatico che, oltre a delineare il Partito democratico che ha in mente, dimostra che le distanze tra il sindaco di Firenze e il segretario piddì Pier Luigi Bersani si fannop sempre più marcate. Dalle regole delle primarie di coalizione allo scontro sui rapporti con la finanza, dagli attacchi apparsi sulle colonne dell'Unità alle difficili intese sulla politica economica: il rottamatore e il leader pd sono due poli opposti che anziché attrarsi si respingono.

Dice che vuole un centrosinistra coraggioso, dice che sia Walter Veltroni sia Massimo D'Alema hanno fatto passi importanti per mettere il Pd sulla strada del rinnovamento, dice che è pronto ad aiutare chiunque esca vincitore dalle primarie di coalizione. Eppure, al PalaIsozaki di Torino, il clima è tutt'altro che disteso. Renzi va subito all'attacco, Bersani da giorni gioca ormai in difesa. A dividere non è tanto il programma, su cui è raro che i due si confrontino, ma personalismi che difficilmente potranno essere superati dopo le primarie. Dopo aver duramente criticato gli attacchi subiti dall'Unità ("Mi ha ferito violentemente"), il sindaco rottamatore ha infatti rinfacciato al segretario del Pd di aver cambiato le regole delle primarie in corsa, proprio per sfavorire il cambiamento. Un'operazione che, a detta di Renzi, finirà per indebolire lo stesso Bersani. "Chi vuole governare il Paese deve avere il coraggio di mettere tutto ciò che può sul tavolo - ha tuonato il primo cittadino di Firenze - non può aver paura del voto dei diciassettenni o del voto libero degli italiani modificando delle regole che erano sempre state le stesse e facendo un atto". Poi una stoccata: "Quando le primarie sono state infiltrate, come a Napoli - ha poi sottolineato - ad infiltrare sono stati i capibastone del centrosinistra, non quelli della destra".

Proprio ieri il Collegio dei garanti ha, infatti, cambiato (in corsa) le regole per le primarie del centrosinistra. Da subito i "renziani" sono insorti e hanno puntato il dito soprattutto sul sistema della "registrazione". "Sono regole kafkiane", hanno accusato i sostenitori del sindaco di Firenze lamentando il rischio di scoraggiare l’affluenza degli elettori con l’effetto di favorire il segretario uscente e la sua "struttura". "Queste regole sono una porcata, degna del miglior Calderoli", ha osservato seccamente Simona Bonafè, responsabile del tour in Italia di Renzi. "Sembra di essere di fronte ad una strada fatta solo di ostacoli - ha continuato la Bonaf - e ci auguriamo che questa situazione venga chiarita al più presto". "Basta con i vittimismi e abbassiamo i toni", ha replicato a stretto giro Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Partito Democratico.

Ma il vero scontro con Bersani si consuma, ancora una volta, per la distanza che è venuta a crearsi tra i due sui rapporti con la finanza. Dopo essersi beccato una querela dal broker Davide Serra per averlo definito "bandito", il segretario del Pd è infatti tornato a criticare i rapporti di Renzi con chi ha base alle Cayman. Ma il sindaco di Firenze non ci sta a questa generalizzazione. "Conosco bene che danni ha determinato il rapporto tra finanza e politica - ha tuonato Renzi - in sei mesi hanno distrutto quanto i senesi hanno creato in 600 anni". E ancora: "C'è la politica al Governo che il giorno prima dell'opa su Telecom chiama 'capitani coraggiosi'. Una cosa che ha fatto dei danni che Telecom paga ancora adesso". Ad ogni modo, Renzi si dimostra ancora una volta disposto al confronto e a dare una mano al partito, anche in caso di sconfitta: se perderà le primarie, non farà un partito nuovo.

"Io non scappo con il pallone sottobraccio - ha spiegato - quando si perde si dà una mano a chi vince". Da qui la promessa di non "scatenare una guerra" interna al partito. Peccato che la battaglia è già iniziata.

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