Riforme, Napolitano: "Legislazione perduta

Il presidente della Repubblica bacchetta il parlamento perché non ha cambiato la legge elettorale

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

Anche se si va verso lo scioglimento delle Camere "con una lieve anticipazione rispetto alla scadenza naturale, brusca è stata di certo l’accelerazione impressa" dall’annuncio delle dimissioni del premier Mario Monti.

Inizia così il discorso di Giorgio Napolitano alla cerimonia di auguri di scambio degli auguri tra le più alte cariche dello Stato. Il rammarico del capo dello Stato è palese. Più volte il Colle ha auspicato una conclusione ordinata della legislatura. Ma, dopo l'intervento di Angelino Alfano in Aula e dopo l'annuncio delle dimissioni del premier, le speranze si sono dissolte.

"Avevo rivolto un invito ad una costruttiva conclusione della legislatura nella convinzione del grande e decisivo valore per l’Italia della continuità e stabilità, spesso trascurato in storia repubblicana", ha dichiarato il capo dello Stato. Che poi ha spiegato che "il mio invito a terminare la legislatura era motivato dalla convinzione che fosse necessaria la continuità istituzionale", un valore spesso trascurato. Scagli la prima pietra chi non l'ha trascurato".

"Comportamenti miopi o irresponsabili"

Il presidente della Repubblica ha provato a evitare che la situazione politica precipitasse. E lo ha detto chiaramente: "Studiai di evitare l'aprirsi traumatico di un vuoto istituzionale e il precipitare verso le elezioni". Adesso, secondo Napolitano, "stiamo passando un guado molto faticoso, per portare l'Italia fuori dal pantano di un soffocante indebitamento pubblico, per giungere a porre lo sviluppo del Paese su fondamenta più solide, in tutti i sensi, più equilibrate, per guadagnare in dinamismo e coesione".

"Paghiamo, e anche tanti incolpevoli pagano, le conseguenze di orientamenti e comportamenti miopi o irresponsabili, trascinatisi nel passato troppo a lungo", ha affermato il Colle, aggiungendo però che "questa conclusione non piena, questa interruzione in extremis dell'esperienza iniziata 13 mesi fa, non può tuttavia oscurarne la fecondità, al di là del rammarico e della preoccupazione che il suo brusco esito finale ha suscitato anche in chi vi parla in quanto Capo dello Stato".

Sulle riforme, legislazione perduta

La colpa più grave di quella che ha definito una "legislatura perduta" è stato il non aver proceduto a una riforma della legge elettorale. Napolitano ha poi rivolto un appello alle forze politiche affinché "non brucino in campagna elettorale la fiducia recuperata dall’Italia negli ultimi mesi nel contesto internazionale. Attenzione, in gioco è il paese, è nostro comune futuro, e non solo un fascio di voti per questo o quel partito".

Il capo dello Stato ha osservato poi che i giudizi sui risultati del governo "possono legittimamente divergere e può darsi si facciano ancor più divergenti, magari nell’imputazione delle rispettive colpe, tra le forze politiche nel fuoco della battaglia elettorale. È eccessivo mettere in guardia, come in questo momento faccio, perché quel fuoco polemico non bruci il recupero di fiducia nell’Italia che si è manifestato negli tempi in Europa, nella comunità internazionale e negli stessi, pur poco trasparenti mercati finanziari?".

Il tema della crescita

Infine, "in quanto all'Europa, il tema del rilancio della crescita e dell'occupazione è balzato in primo piano a Bruxelles nel Consiglio dello scorso giugno,
attraverso un dibattito più aperto e ricco di cui il governo italiano e per esso il presidente Monti è stato tra i promotori e i protagonisti", ha spiegato Napolitano.

La situazione carceraria

In materia di giustizia "non soltanto importanti istanze di cambiamento di riforma sono rimaste solo iscritte all’ordine del giorno, ma ci si è trovati innanzi a opposizioni e ripensamenti tali da mettere in forse la legge già approvata alla Camera per l’introduzione di pene alternative alla detenzione in carcere", ha chisato il presidente della Repubblica, ponendosi poi una domanda: "Ma con quale senso di responsabilità, di umanità e di civiltà costituzionale ci si
può sottrarre ad un serio, minimo sforzo per alleggerire la vergognosa realtà carceraria che marchia l’Italia?"
.

"Indicherò io il nuovo premier"

Napolitano è poi tornato sul "ruolo del presidente nel conferimento dell'incarico ai fini della formazione del governo" affermando che "me malgrado, mi trovo a dover chiarire che su me ricadrà un compito nettamente

diverso da quello che mi toccò assolvere nel novembre 2011. La scelta che ritenni di poter compiere, la sola che avesse un senso e apparisse praticabile, fu quella del conferimento dell'incarico al neo senatore Monti".

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