Roma - «Quando facevamo noi i cortei, negli anni ’70, non eravamo mai, dico mai, contro i poliziotti. Anche le volte che ci caricavano, e allora la polizia menava davvero, non come ora, anche in quei casi non c’era un solo esponente del Msi che poi accusasse le forze dell’ordine, ma solo il governo. Agli agenti, che spesso simpatizzavano per noi, al massimo gli dicevamo “poliziotti rossi”, gli davamo dei comunisti, sapendo di toccarli sul vivo proprio perché non era così». A Ignazio La Russa, ministro, ex dirigente prima del Fronte della Gioventù, poi del Msi e poi ancora di An, nell’ultimo Annozero hanno affibbiato un epiteto nuovo: fascista. La novità semmai, in tempi di ex missini convertiti in paladini del progressismo liberale, è che La Russa dica di prenderlo «quasi come un elogio, perché così hanno chiamato anche Montanelli, i partigiani bianchi, i liberali, persino alcuni socialisti, tutti coloro che non stanno a sinistra».
Ministro, si vede subito che non è finiano.
«Guardi, sono convinto che al posto mio reagirebbe nello stesso identico modo almeno la metà di quelli passati con Gianfranco».
Non lui, però.
«Mi ricordo come dovetti arrampicarmi sugli specchi per giustificare agli iscritti, ai militanti di An le sue frasi sul “fascismo come male assoluto”.
Impresa dura.
«Ci provai, ma un conto è dire che c’erano cose assolutamente sbagliate del fascismo, altro è dire che è il male assoluto. Ma non lo dice nemmeno il peggiore degli storici di sinistra! Io provai a spiegare che Fini intendeva solo le leggi razziali, come era in parte vero, ma lui non fece nulla per chiarire».
Aveva già iniziato la sua conversione.
«Ma non è su questo che lo contesto, è sull’incoerenza di aver voluto il Pdl e di aver poi lavorato per distruggerlo. C’è anche una questione di risentimento personale, di obiettivi legittimi e leciti ma personali. Eppure un partito unico della destra era già nel dna del nostro Msi, nei dieci punti del ’46».
Ma come diceva Longanesi: «In Italia nessuno dei presenti è mai stato fascista».
«Io invece sono orgoglioso della mia storia. Ci sono cose che ho rivisto con occhio critico, certo, ma non ho niente di cui vergognarmi».
Però da Santoro l’hanno fatta proprio infuriare, stava per andarsene.
«Non è accettabile che un programma della Rai appoggi una tesi come di certi studenti: siccome nessuno ci ascolta allora è giusto fare le rivolte di piazza».
La polizia, dicono loro, difendeva il Parlamento delle compravendite.
«Gli è scappato detto alla fine ed è caduta la maschera. Non c’entrava l’università allora».
Era un corteo politico?
«Tutto si può dire tranne che quella manifestazione fosse spontanea. Basta vedere come era organizzata, anche negli episodi di violenza».
C’è una regia dietro gli scontri?
«Non sta a me indicare chi le ha organizzate, ma che ci fosse una regia è evidente. Non si arriva con gli scudi tutti uguali, con i caschi, le bombe carta mica si trovano per strada. C’è una strategia, è chiaro».
Le hanno rinfacciato che lei, come ex capo del Fronte della gioventù, non può parlare.
«Invece parlo eccome perché i nostri cortei erano tutta un’altra cosa. Ci sono i filmati di quella che si chiamava, agli inizi dei ’70, la «Maggioranza silenziosa». Si vede La Russa in testa al corteo, e quello che fa è dire al megafono di applaudire le forze dell’ordine chiamate a tutelare la legalità. Tra gli applausi della polizia».
Dall’Idv ricordano l’agente Antonio Marino, morto nel ’73 a Milano.
«Per quella morte fu condannata la destra extraparlamentare, non il Fronte. Fu una vera trappola creata nei nostri confronti, a cui negarono ogni spazio anche solo per il comizio. Quando l’agente venne colpito noi eravamo dal prefetto a protestare contro al decisione di vietare la manifestazione e rendendo così difficile l'ordine pubblico».
Sempre in tema di passato, Di Pietro l’ha chiamata “fascista” ma lei ha risposto che lui votava Msi.
«È una cosa che mi confessò lui stesso, ma poteva mentire quando me lo disse. Non voglio polemizzare con Di Pietro, è lui che mi ha preso per i capelli in tv. Forse io sono andato sopra le righe, ma in un programma indirizzato come fa Santoro, e in questo è bravissimo, o vai sopra le righe o soccombi».
Ultima cosa: ma ce la farete ad «allargare» la maggioranza?
«Abbiamo due mesi per operare, se riusciamo bene, sennò si va dal presidente a chiedere le elezioni anticipate. Non possiamo vivere anni così. Però ci sono segnali incoraggianti».
Da chi?
«Noi facciamo un appello a tutti. Ma non possiamo essere noi a inseguire chi ha chiesto la nostra sfiducia. Non chiudiamo le porte, a Casini e altri, ma non saremo noi a inseguirli».
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