Salario minimo e calcoli politici

La proposta di un importo minimo orario stabilita dal Parlamento, uccide la contrattazione tra aziende e occupati. Un rischio enorme proprio per i lavoratori

Salario minimo e calcoli politici
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Quella del salario minimo a nove euro è diventata una questione politica. Come si fa, in linea di principio, a non essere d'accordo su remunerazioni più alte per chi non arriva a guadagnare cinque o sei euro lordi l'ora? Ecco allora che sinistra e opposizione, largamente minoritarie e prive di identità, insieme con la Cgil, provano a giocarsi questa carta che, in realtà, è una scorciatoia: tagliando via vari passaggi si arriva rapidi alla conclusione che la difesa dei più deboli, delle famiglie più colpite dall'inflazione, dei cosiddetti «lavori poveri», interessa solo a sinistra, contraria l'intera maggioranza di governo. Il diavolo però sta proprio nei passaggi intermedi. Lo slogan è bello. Ma dietro a una questione così articolata la differenza la fanno i numeri, i principi e qualche considerazione tecnica abbastanza intuibile.

Intanto la proposta di un importo minimo orario stabilita dal Parlamento, per legge, uccide la contrattazione tra aziende e occupati, mediata da associazioni e sindacati. Un rischio enorme proprio per i lavoratori. I numeri dicono che questo sistema copre, con i contratti nazionali collettivi, almeno il 97% degli accordi firmati dai maggiori sindacati nazionali (fonte Cnel). L'esito attuale è un salario minimo mediano (cioè il valore che sta nel mezzo tra tutti quelli considerati) di 11,75 euro l'ora, che lievita a 14,45 euro se calcolato come media semplice (per l'effetto trascinamento esercitato dal numero minore dei contratti con i salari più alti). C'è infine una questione tecnica: il valore finale della retribuzione oraria tiene conto del rateo di tutte le componenti aggiuntive a quella tabellare pura (festività, 13esima, scatti) che fanno parte del contratto collettivo. Componenti che possono valere fino all'80-90% del tabellare.

Tornando quindi alla domanda iniziale, certo che dobbiamo alzare il salario dei lavori poveri e dei contratti pirata. Ma non serve un semplice numeretto. La strada più semplice sembra quella indicata dalla Cisl guidata da Luigi Sbarra: estendere a ogni lavoratore il minimo contrattuale «comparativamente più rappresentativo». Esempio: un servizio di controllo aziendale privato (quelli che guardano le telecamere piazzate in giro per il fabbricato) - che a Milano si trova retribuito anche intorno ai 5,5 euro lordi - verrebbe all'istante elevato a quello comparabile firmato da Turismo e Commercio. E più o meno raddoppierebbe.

Il problema della proposta Schlein-Conte-Landini sono invece quei 9 euro (cifra apparentemente valida, essendo pari al 75% della media di cui sopra), che a fronte di un beneficio immediato per il 2% dei salariati scoperti da intese con le associazioni più rappresentative, comportano un rischio enorme per l'altro 98%.

Il vantaggio, se c'è, è solo per calcolo politico: per Elly Schlein il rimettersi in gioco e per il leader della Cgil Maurizio Landini accrescere il proprio potere di mediazione nei rapporti con i partiti di opposizione.

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