Salvini: "Open Arms? Processo politico. Resto in carica se condannato"

Matteo Salvini a 360 gradi nella giornata di oggi dai casi Open Arms e Stellantis passando per il referendum sulla cittadinanza e il ddl Sicurezza

Salvini: "Open Arms? Processo politico. Resto in carica se condannato"
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Matteo Salvini, dalla sede dell’Associazione della stampa estera in Italia, a Roma, ha affrontato le principali tematiche di attualità politica del Paese, con particolare attenzione sul caso Open Arms, che lo vede principale protagonista. È l'unico imputato con l'accusa di sequestro di persona e di rifiuto di atti d'ufficio e per lui i pm hanno chiesto 6 anni di reclusione. "Io rimarrò in carica qualunque sia la sentenza, che io mi auguro sia l’assoluzione. Ritengo che sia un processo politico istruito dalle parti politiche della sinistra, però conto che un giudice indipendente arrivi a conseguenze che a me paiono ovvie", ha detto il ministro dei Trasporti. Ma, se così non fosse in primo grado, ha aggiunto, "io rimarrò in carica qualunque sia la sentenza, che io mi auguro sia l’assoluzione".

Spostandosi sul terreno tecnico del processo, il ministro ha spiegato che "il Tar intervenne non sullo sbarco, sul divieto di ingresso nelle acque territoriali. Prima e dopo quell’evento la modalità operativa fu sempre la stessa. Il ministro che mi succedette trattenne per il doppio di giorni nelle stesse condizioni altri immigrati. Non è stato un evento eccezionale, era la prassi". per questo motivo, ha proseguito, "non si capisce perché ci sia un ministro per uno sbarco a processo, sono convinto che la giustizia si pronuncerà in maniera sensata e serena". Sulle tempistiche della sentenza di primo grado, secondo un timing ipotetico, Salvini ha spiegato che "presumibilmente entro la fine di ottobre, immagino".

Ma nel corso della conferenza all'Associazione stampa estera, il ministro dei Trasporti ha avuto modo di parlare anche del referendum sulla cittadinanza, che vorrebbe dimezzare i tempi per l'ottenimento dei documenti, da 10 a 5 anni. Ma nella maggioranza, la riflessione che è stata finora fatta è che "la normativa sulla concessione della cittadinanza va bene così com’è. Non si sente nessuna necessità né numerica, né sociologica, né pragmatica di cambiare la norma che concede le cittadinanze". Siamo i primi nell'Unione europea, ha spiegato Salvini, "con la normativa vigente, non si capisce perché si dovrebbero ridurre i tempi o cambiare le modalità per la concessione della cittadinanza. Quello rischia di essere un altro fattore di attrazione per l’immigrazione irregolare".

Ma Salvini ha risposto anche alle polemiche delle opposizioni, e delle entità che vi gravitano attorno, in merito al nuovo ddl Sicurezza, che viene definito come l'anticamera dello Stato di polizia. Definizione sulla quale il vicepremier non concorda, facendo notare che "le persone per bene non hanno da temere, se uno non usa borseggiare, occupare case non ha nulla da temere, qualcuno che ha occupato case ci rappresenta all'estero ma questa è la democrazia. Parlare di Stato di Polizia è ridicolo per chi ne parla".

Qualche ora prima del suo intervento all'Associazione stampa estera, Salvini ha avuto modo di parlare all'Assemblea di Conflavoro di quanto sta accadendo con Stellantis, sottolineando che "I signori Stellantis molto banalmente chiudono in Italia, aprono all'estero, pagano le tasse all'estero e vendono in Italia". Tutto questo, ha aggiunto, mentre le piccole e medie imprese "difficilmente possono delocalizzare".

Durante la conferenza alla Stampa estera il ministro dei Trasporti ha criticato il Green deal europeo sull'auto, che rischia di affossare ulteriormente la produzione in Europa: "Leggevo che la commissione non ha fretta, hanno detto che si può aspettare il 2026 per ripensare alla messa al bando dei motori benzina e diesel. Sarebbe suicida, folle non ripensare all'errore fatto quindi ben vengano iniziative come quella del presidente Orban di coinvolgere tutti i paesi europei".

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