Partito liquido. La prima volte che se ne era sentito parlare era stato nell'ottobre del 2012, quando Michele Santoro, alle prese col trasloco di Servizio Pubblico su La7, aveva aperto a un sistema di democrazia partecipata con l’obiettivo di creare una piattaforma politica capacce di raccogliere le proposte della rete. Oggi il Partito liquido (nato come LiquidFeedback) è sempre più un partito vero e proprio. Secondo un retroscena raccontato da Fosca Bincher su Libero (leggi l'articolo), infatti, lo scosro 21 febbraio sarebbe stato depositato il simbolo della nuova forza politica all'ufficio brevetti e marchi del ministero dello Sviluppo economico.
Il progetto è nato da un'idea che Santoro ha messo a punto, insieme a Giulia Innocenzi, mutuandola dall'esperienza del Partito Pirata tedesco. Una sorta di democrazia condivisa tesa a creare un programma elettorale che aggregasse il malcontento di cui la rete si è fatta espressione da tempo. Niente di nuovo sotto il sole, insomma. È la stessa filosofia che ha mosso Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Di democrazia liquida, condivisione e teorie varie ne abbiamo sentito parlare a iosa. Santori si è solo mosso per tempo creando una pagina apposita, strettamente collegata al programma Servizio pubblico, per mettere insieme le proposte dei cittadini. Una lista da votare via web in una sorta di reality show della politica. Messi insieme i contenuti, al giornalista adesso non resta che dare vita al contenitore. Un contenitore che, a conti fatti, era già esistente. Che Santoro & compagni fossero già militarizzati come uno dei tanti partiti di sinistra era sotto gli occhi di tutti. Basta vedere come sono state portate avanti le campagne per screditare ora un politico ora un altro. Dai servizi gossippari sulle cene organizzate da Silvio Berlusconi ad Arcore all'attacco di Marco Travaglio al neo presidente del Senato Piero Grasso, fino all'uso indiscriminato di pentiti per "ricostruire" la presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. Gli esempi sono davvero tanti.
Come descrive la scheda del dicastero dello Sviluppo economico, "il marchio è composto da un cerchio contenente quattro triangoli che descrivono delle frecce poste in direzioni opposte. Sotto il cerchio è presente la scritta partito liquido basata sul font Mostra Three". Come spiega anche Libero, il partito sarebbe stato registrato dalla Zerostudio’s srl di Roma, la società fondata per produrre Servizio Pubblico quando Santoro lasciò viale Mazzini. All’inizio gli azionisti erano solo il giornalista e la moglie Sanja Podgayski che controllano il 50,26% della società.
Poi, sul barcone, sono saliti l’imprenditore Sandro Parenzo, che proprio nei giorni scorsi ha lasciato la baracca, l'Editoriale Il Fatto spa, che pubblica il quotidiano di Antonio Padellaro e che detiene il 22,61% delle quote, e la professoressa Maria Fibbi che, dopo aver investito 45mila euro, possiede il 2,26%. Il restante 24,87% è nelle mani dall'Associazione servizio pubblico, nata grazie ai sottoscrittori volontari che hanno permesso a Santoro di andare in onda per tutto il 2011.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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