Saviano si scopre garantista con la sinistra. Ma ecco perché sbaglia

Lo scrittore ritira il premio per la cittadinanza onoraria a Reggio Emilia e attacca il governo che ha aperto un'inchiesta per capire se ci sono state anomalie nella conduzione dell'inchiesta Aemilia sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta nella terra rossa

Saviano si scopre garantista con la sinistra. Ma ecco perché sbaglia
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Ma che fine ha fatto il Saviano che scava dentro i fenomeni della criminalità organizzata cercando legami, prove, collegamenti e riscontri? Che fine ha fatto il fiuto di Saviano capace di sentire la puzza di mafia persino dentro una profumeria? Le domande non sono retoriche, ma sono intrise di preoccupazione reale. E sorgono spontanee dopo quello che lo scrittore ha dichiarato ritirando il premio per la cittadinanza onoraria di Reggio Emilia con la seguente motivazione: "In segno di profonda riconoscenza per l'impegno, il coraggio, la passione civile ogni giorno testimoniata, con la forza della propria scrittura, al servizio della battaglia per la legalità, i diritti e per la sconfitta del grande potere criminale e mafioso".

Ma cosa ha dichiarato Saviano in quell'occasione? "Guardo alle pressioni del governo con inquietudine. Le indagini sono state fatte bene". Il riferimento è all'apertura - da parte del ministero della Giustizia - di un'indagine ispettiva coperta da segreto sull'inchiesta Aemilia. Ma non, come lascia intendere il giornalista di TeleReggio seguito a ruota dallo scrittore, per denigrare o criticare la maxi inchiesta sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta nella terra rossa di Don Camillo e Peppone, bensì per capire se ci sono state omissioni nell'operato dei magistrati che hanno condotto le indagini o se ci sono state coperture nei confronti di una parte politica. Un'indagine, appunto. Né più né meno. Un atto lecito e legittimo da parte di ogni governo. Un atto che tra le altre cose parte da un fatto che Saviano dovrebbe quanto meno prendere in considerazione (ma ci auspichiamo che non lo abbiamo fatto esclusivamente per ignoranza della materia), cioè la relazione dell'ex pm antimafia Roberto Pennisi, per due anni a Bologna a lavorare all'inchiesta Aemilia, il quale scrive nero su bianco che nomi e cognomi di coloro che avrebbero dovuto essere indagati per scrivere un nuovo capitolo dell'inchiesta: quello di livello superiore. Perché, come Saviano insegna, le organizzazioni criminali in ogni territorio in cui provano a insediarsi cercano sempre una sponda politica. «I sindaci Spaggiari Antonella e Delrio Graziano, anche per via della loro partecipazione alla Processione del Santo Crocefisso del 2009 (a Cutro in Calabria, ndr) nel corso della loro campagna elettorale per le elezioni amministrative reggiane che costituivano episodio sintomatico di cui far emergere i reali contorni nonché funzionari della amministrazione comunale di Reggio Emilia quali Sergio Maria (moglie dell'attuale sindaco di Reggio Luca Vecchi, ndr), Ferrari Ugo e altri», scrive Pennisi. Su questo è stata aperta l'inchiesta.

Ma Saviano dice che l'inchiesta Aemilia è stata fatta bene. Forse intende dal punto di vista degli arresti.

Ma si può definire "fatta bene" un'inchiesta che ha visto indagati e poi prosciolti per non aver commesso il fatto due esponenti politici del centrodestra? Si può definire "fatta bene" un'inchiesta che non ha lambito neanche un dem in una terra da sempre rossa come il fuoco? Si può definire "fatta bene" un'inchiesta condotta da Marco Mescolini, capo del pool della Dda di Bologna, cacciato qualche tempo dopo sine die dalla Regione Emilia-Romagna da parte del Csm per aver coperto il Pd rallentando indagini o usando altri espedienti? Si può definire "fatta bene" un'inchiesta che non ha preso in considerazioni le intercettazioni telefoniche ed ambientali tra esponenti del clan calabrese ed esponenti dem? Fare un'indagine per verificare e provare a dare anche le risposte a queste domande non è, come dice Saviano, "fare pressioni" ma è un atto doveroso. Per il lavoro dei magistrati e soprattutto per i cittadini, al netto di ogni posizione politica.

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