Se Equitalia si "umanizza" il fisco diventa più giusto

L'esperto: la proposta di Berlusconi sulla società che gestisce le cartelle esattoriali è positiva ed è coerente con la necessaria modernizzazione del sistema tributario

Sede di Equitalia
Sede di Equitalia

L'ultima proposta berlusconiana riguardante i poteri di Equitalia è certamente interessante e valutabile positivamente: si prevederebbe infatti una facilitazione della rateizzazione (automatizzandola fino a 200mila euro anziché fino a 20mila euro), una maggiore rateizzabilità (fino a 120 rate mensili rispetto alla attuali 72), l'aumento delle rate non pagate (da 2 a 5) per revocare la dilazione e irrogare la relativa sanzione del 60%. Inoltre si prevede l'impignorabilità della prima casa e dei macchinari dell'azienda (sarebbe auspicabile estenderla anche ai beni strumentali per l'esercizio della professione) e una moratoria di un anno per le piccole e medie imprese per aiutarle a superare l'attuale congiuntura finanziaria. Sono misure non solo utili, ma addirittura indispensabili per tentare di salvare il volano principale della ripresa rappresentato dalla micro-piccola-media intraprendenza massacrata dalle ultime manovre economiche a partire dal giugno del 2011.

Il capro espiatorio dell'esecuzione tributaria non è tanto Equitalia (anche se appartiene per il 51% all'Agenzia delle Entrate e per il 49% all'Inps e ciò suscita non poche perplessità), quanto piuttosto chi le passa i carichi da riscuotere. Cambiare il nome con un altro o variare la struttura operativa o modificare la sua compagine sociale non servirebbe a nulla: Equitalia infatti è solo l'ente che «deve» riscuotere il carico tributario e sanzionatorio trasmesso già confezionato soprattutto dall'Agenzia delle Entrate; è pur vero che nel corso del procedimento di riscossione il debito fiscale viene aggravato da oneri (5,88 euro per diritti di notifica, 4,5% per interessi), aggi (dal 4,65 al 9%), interessi di mora (fino al 9%) e quant'altro, ma Equitalia «deve» attivare tutte le procedure per agire esecutivamente sotto la propria responsabilità. Ben vengano dunque tutte le proposte che modificano la gestione delle procedure per favorire il contribuente-debitore!

Gli interventi più importanti dovrebbero tuttavia incidere sul sistema tributario: il governo fa i suoi conti e stabilisce quanto serve allo Stato avvalendosi anche del ministero dell'Economia e delle Finanze che tiene i cordoni della borsa il quale «ordina» all'Agenzia delle Entrate di procurare le risorse e le indica l'importo complessivo da recuperare attraverso la lotta all'evasione; l'Agenzia delle Entrate comunica i budget annuali dell'accertamento alle sue diramazioni periferiche (Direzioni regionali e Direzioni provinciali) che soddisfano la richiesta avvalendosi di tutte le loro prerogative (accessi, ispezioni, verifiche, studi di settore, redditometri, spesometri, indagini finanziarie, presunzioni legali di vario genere ed ogni altro strumento di oppressione fiscale in danno dei contribuenti). Fatto l'accertamento, Equitalia riceve l'ordine di riscuotere gli importi dei relativi tributi, interessi e sanzioni (anche quando la relativa pretesa è stata impugnata davanti alla Commissione tributaria) e deve agire contro i contribuenti con effetti a volte devastanti.

I problemi più gravi dipendono perciò dal livello intermedio dove, per assecondare il budget assegnato dall'alto e usufruire di trattamenti incentivanti, c'è chi ha tutto l'interesse a effettuare accertamenti fiscali gonfiati e perfino sproporzionati rispetto dalla reale capacità contributiva dei malcapitati che, da presunti evasori, diventano vere e proprie vittime del sistema. E in tutto questo Equitalia non c'entra.

L'azione di contrasto all'evasione deve essere giusta a monte e rispettosa dell'utilità sociale del contribuente-debitore a valle: in questo senso debbono dirigersi le proposte dei politici per realizzare per un Fisco meno oppressivo.

Manuel Seri, presidente del Movimento in difesa dei lavoratori autonomi

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