Se le magliette del Napoli sono taroccate a Bergamo

Indagati due fratelli della Valcalepio: riproducevano perfettamente le divise azzurre

Se le magliette del Napoli sono taroccate a Bergamo

Ma chi l'ha detto, ma dove sta scritto che i migliori falsari del mondo sono a Napoli. L'orgoglio padano non può permettere che questi luoghi comuni continuino a circolare impunemente da tutte le parti. Non è più tollerabile. L'imprenditoria del Nord reagisce a modo suo: è nei fatti che si misura la verità. E se i fatti hanno ancora un valore, vediamo come la prendono a Forcella quest'ultima inchiesta della Finanza: due fratelli bergamaschi, precisamente della Valcalepio, Adriano e Carlo Locatelli, 61 e 56 anni, sono accusati di taroccare nei loro laboratori le maglie ufficiali delle squadre di calcio, ma soprattutto di taroccare quelle del Napoli. Il primo ritrovamento risale a settimane fa in un negozio di Padova. Da lì si sviluppa l'intera indagine, che porta le Fiamme Gialle nei capannoni dei due fratelli. La vicenda giudiziaria è ancora tutta da definire, perché la difesa sostiene che i Locatelli producono solo maglie delle nazionali destinate alle bancarelle, niente di realmente serio, nessun falso d'autore, solo prodotti economici per il mercato di bassa lega, come si può tranquillamente verificare dall'assenza di loghi ufficiali e dall'etichetta (piccola, molto piccola, per la verità) con la dicitura salvavita «Copia non originale».

C'è da dire che finanzieri e magistrato non sono per niente convinti delle giustificazioni: le maglie sequestrate a Padova, del tutto uguali a quelle ufficiali, risultano prodotte in Valcalepio, come da regolare fattura rinvenuta nel negozio. Ma a prescindere dall'evoluzione giudiziaria, la scoperta resta altamente simbolica e vagamente paradossale per il glorioso costume nazionale. Ci tocca emozionalmente. Ci scompiglia le certezze. È vero che l'Italia resta da sempre il felice luogo in cui si comprano impunemente falsi e tarocchi ovunque, sulle spiagge e sui treni, davanti agli Autogrill e persino sui selciati nelle vie più prestigiose degli shopping cittadini, dunque non fa proprio notizia la scoperta di qualche maglia bene imitata: ma questa è tutta un'altra storia, questo è un mondo rovesciato, questo è l'uomo che morde il cane.

L'abbiamo sempre saputo: il gozzuto bergamasco, tanto operoso e però anche piuttosto legnoso di cervici, è facile preda e bersaglio prediletto dell'astuzia partenopea. Sta scritto a caratteri indelebili nella nostra geografia umana. Gioppino è tanto bravo, ma mai potrebbe scampare alle pulcinellate. Non c'è gara, nel gioco delle furbate. Improvvisamente, la sconvolgente scoperta: per la serie tutto è relativo e i cinesi arrivano molto tardi, ecco gli orobici che taroccano meglio dei maestri, andandoli a sfidare proprio sul terreno dei sentimenti più cari, le maglie del Napoli, le maglie di Hamsik e Higuain. Ommaronna.

Dev'essere molto avvilente, per i Cimabue del tarocco. Ma in questo mondo ferocemente globalizzato, che fatica a difendere il local, le produzioni tipiche, i valori della tradizione, niente è più come prima. Ai nostalgici di un'altra Italia piace però pensare che questa storia delle maglie azzurre imitate dai lumbard non finisca così, capovolgendo secoli di storia e di cultura.

Niente ci vieta di immaginare che presto o tardi il magistrato convochi un superperito, ovviamente di Forcella, e che l'artista si soffermi assorto ad ispezionare con abili tocchi il prodotto incriminato. Poi, a perizia conclusa, solo poche parole professionali per conclusioni puramente estetiche, vagamente disgustate: dottò, robaccia, questa maglia di Insigne non è vero falso.

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