Il dossier è sulla scrivania della presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo, alla ripresa dei lavori la grana è destinata a scoppiare. È possibile che la parlamentare grillina Stefania Ascari (nella foto) il 27 novembre abbia rivelato informazioni coperte da segreto durante l'audizione di Michele Santoro sul collaboratore di giustizia Michele Avola pur di screditarne il pentimento. Avola esclude la presenza di uomini estranei a Cosa nostra al momento del caricamento dell'esplosivo sull'autobomba, costata la vita a Paolo Borsellino e alla sua scorta. E dunque sarebbe colpevole, agli occhi della grillina, di aver demolito con la sua ricostruzione della strage di Via d'Amelio - pubblicata da Santoro nel libro Tutta la verità - l'ipotesi di servizi segreti deviati o mandanti esterni delle stragi come Silvio Berlusconi, pista senza riscontri oggettivi eppure pervicacemente perseguita dal collega di partito Roberto Scarpinato (anch'egli in commissione) e da qualche altra Procura.
A dogliarsi della rivelazione era stato direttamente lo stesso ex conduttore di Samarcanda e Il Rosso e il Nero lo scorso due dicembre in una lettera alle due componenti della commissione parlamentare: la Ascari ha «riferito informazioni su cui è posto un vincolo di vietata divulgazione», punibile «ai sensi dell'articolo 326, 331 e 361 del codice penale (diffusione di notizie con divulgazione vietata, obbligo di denuncia di notizie criminis da parte di pubblico ufficiale, omessa denuncia) e soprattutto dell'articolo 18, comma 1, che obbliga la Colosimo a informare l'autorità giudiziaria e il presidente della Camera di appartenenza». A quanto ci risulta, la presidente si sarebbe già mossa in tal senso.
Sulla credibilità di Avola ci sono molti dubbi (ci sta lavorando la Procura di Caltanissetta) anche per la sua conversione a dir poco tardiva e alcune incongruenze nel suo racconto, sebbene la sua versione permetterebbe di colmare alcune lacune investigative. Su Scarpinato pesa l'onta di aver archiviato a Ferragosto il dossier mafia-appalti su cui Borsellino stava lavorando prima di morire e qualche chiacchierata di troppo (intercettata) con l'ex collega Gioacchino Natoli, accusato da Caltanissetta di aver trescato coi boss.
Peraltro, usare politicamente informazioni riservate è ciò di cui la Ascari accusa il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che ha rivelato al collega di partito Giovanni Donzelli la visita di una delegazione Pd all'anarchico Alfredo Cospito sulla revisione del regime del carcere duro 41bis - odiatissimo dai boss - al quale è sottoposto. Notizia classificata ma non segreta. Se invece la Ascari venisse indagata, per il pedigree M5s sarebbe un colpo durissimo. L'ennesimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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