
Nel giorno in cui il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi presiede a Napoli la riunione dei ministri dell’Interno dei Paesi Med5 (Italia, Cipro, Grecia, Malta e Spagna) arrivano buone notizie sul fronte immigrazione, con Frontex che certifica un calo del 31% degli arrivi di migranti nel primo trimestre di quest’anno. Al vertice con Piantedosi partecipano gli omologhi di Cipro, (Nicholas A. Joannides), Grecia (Makis Voridis), Malta (Byron Camilleri) e Spagna, con il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska Go’mez. Ai lavori, preceduti questa sera dal concerto della Polizia di Stato al teatro San Carlo prenderanno parte alla riunione anche il commissario europeo per gli Affari Interni e la Migrazione Magnus Brunner e il direttore esecutivo di Frontex Hans Leijtens.
È la sua Agenzia ad annunciare il calo degli arrivi, attestati a circa 33.600. «Questo calo è stato osservato lungo tutte le principali rotte migratorie verso l’Ue, con cali che vanno dal 64 per cento lungo la rotta dei Balcani occidentali all’8 per cento lungo il confine terrestre orientale», si legge. Le rotte del Mediterraneo orientale e dell’Africa occidentale sono state le rotte più attive per la migrazione irregolare nel 2025; in particolare, la prima rotta ha registrato 9.630 arrivi tra gennaio e marzo con provenienza da Afghanistan, Egitto e Sudan. La rotta dell’Africa occidentale ha registrato 9.200 arrivi nello stesso periodo, rappresentando un calo del 30 per cento rispetto al primo trimestre del 2024.
Il Mediterraneo centrale ha registrato 8.500 attraversamenti irregolari, con un calo del 26 per cento rispetto al primo trimestre del 2024 e «solo a marzo, il numero di arrivi registrati è diminuito di tre quarti rispetto all’anno precedente». Tra i fattori che hanno determinato questo calo ci sarebbero anche «le cattive condizioni meteorologiche». Anche sulla rotta della Manica c’è stato un calo del 4% di chi ha tentato di entrare nel Regno Unito, con 11.200 rilevamenti. Tra le nazionalità più diffuse tra gli irregolari ci sono afghani, maliani e bengalesi. «Affinché la protezione delle frontiere funzioni, dobbiamo rafforzare la nostra cooperazione con i Paesi terzi.
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