Sull'indennità più che dimezzata, in Sicilia come altrove, hanno impostato la loro campagna elettorale all'insegna della lotta alla casta. E subito dopo l'elezione in massa si sono presentati davanti all'Assemblea regionale siciliana con un maxi-assegno simbolico, rappresentazione plastica di quanto la loro elezione avrebbe fatto risparmiare alle casse del Parlamento siciliano. Eppure, alla prova del primo stipendio, i quindici esponenti del Movimento Cinque stelle eletti a fine ottobre all'Ars hanno dovuto arrendersi. Arrendersi alla burocrazia che non è riuscita a trovare una soluzione e che, intanto l'indennità, nella prima busta paga, l'ha lasciata intera.
«Risolveremo questo problema nei primi giorni del 2013», ha spiegato a Repubblica Palermo.it il capogruppo dei grillini al Parlamento siciliano, Giancarlo Cancelleri. Fatto sta però che, sia pure non per cattiva volontà, le indennità siano state versate interamente ai quindici consiglieri. E per alcuni sono indennità che pesano. A cominciare proprio dal capogruppo, che al netto prende oltre 11mila e 500 euro. Meglio ancora il vicepresidente Antonio Venturino, che i grillini hanno conquistato un po' per caso - ha avuto 33 preferenze contro le 15 a disposizione - grazie alle fibrillazioni interne alla maggioranza, e in particolare al Pd, il partito che ha candidato con l'Udc il governatore eletto Rosario Crocetta: tra indennità varie, infatti, il vicepresidente arriva quasi, sempre al netto, a 14mila euro.
Che la questione della rinuncia al compenso eccedente i 2.500 euro fosse burocraticamente complessa si sapeva dall'inizio. Impossibile tecnicamente, secondo i funzionari, rinunciare a priori alla quota. E impossibile anche pagare le tasse solo su 2.500 euro e non su tutta l'indennità, come chiesto dai grillini.
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