dal nostro inviato a Vicchio del Mugello (Firenze)
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Erano passati appena un paio d'anni dalla fondazione del Forteto, che aveva sede a Calenzano, quando la regione Toscana si preoccupò di acquistare un vasto terreno nel Comune di Barberino di Mugello, in località Bovecchio, da dare in affitto alla comunità di Rodolfo Fiesoli. Il Profeta era già stato arrestato, la prima sentenza (di condanna) sarebbe stata pronunciata dopo poche settimane, eppure la Regione decise di dare un chiaro segnale di approvazione al Forteto, meritevole di piazzarsi in un appezzamento comprato appositamente dall'ente locale.
L'azienda agricola Sparavigna di Bovecchio fu acquisita per 310 milioni di lire (siamo nell'ottobre 1980) contro una valutazione degli uffici regionali di 280 milioni. Nella delibera la giunta regionale spiegò che di solito gli incaricati sottostimano gli immobili. In consiglio regionale scoppiarono le polemiche. Il consigliere dc Rinaldo Innaco mise in guardia da «una vicenda intricata e controversa che ha implicazioni giuridiche ancora da sciogliere». Il collega missino Camillo Andreoni dichiarò: «È evidente lo sforzo di giustificare con un apparente fine istituzionale della Regione quello che è in sostanza un fine diverso, cioè un intervento assistenziale indiretto».
Ma quello era soltanto il primo dei favori pubblici al Forteto. Nel 1982 la fattoria di Bovecchio era diventata troppo piccola per le esigenze della coop agricola che, grazie a un accordo con la Comunità montana del Mugello, si trasferì dove si trova ora, in un podere immenso (500 ettari) a cavallo tra i Comuni di Vicchio e Dicomano, con boschi e laghi, poggi e pianure, olivi e alberi da frutto, antiche dimore trasformate in agriturismo, stalle, vivai, il caseificio. Il Forteto era ancora giovane, la magistratura aveva già smascherato i suoi metodi ripugnanti, ma gli agganci della comunità funzionavano a dovere. Il democristiano Innaco aveva visto subito giusto, contestando «il credito morale che la Regione potrebbe indirettamente addurre. Non ci troviamo di fronte a una coop agricola ma purtroppo a una macchina guidata da due o tre cosiddetti capi che sta macinando le intelligenze, uniformando le volontà, strumentalizzando persone umane che ha ridotto a un coacerbo collettivo, a una massa mobile manovrata».
Attenzione: siamo nel 1980 e si dicevano le stesse cose di oggi, colpevolmente occultate per oltre 30 anni. E soltanto ora il governatore toscano scopre la verità e si costituisce parte civile nel processo contro Fiesoli e 22 capi della coop che si aprirà a Firenze il prossimo 4 ottobre. Il democratico Enrico Rossi vuole il risarcimento dei danni. E sono danni ingenti, perché la buona considerazione di cui il Forteto ha sempre goduto ha indotto la Regione ad aprire largamente i cordoni della borsa. In una prima ricerca, probabilmente non esaustiva, gli uffici della regione Toscana hanno accertato che nei cinque anni tra il 1997 e il 2001 sono stati erogati alla cooperativa agricola oltre un milione 200mila euro in diverse forme: una concessione di derivazione d'acqua dal fiume Sieve per irrigazione, vari progetti di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli, un impianto fotovoltaico. Parte di questi finanziamenti sono fondi statali o europei. Altri contributi per circa 51mila euro sono stati concessi alla «Fondazione Il Forteto», la branca che si occupa di dare basi culturali e scientifiche ai soprusi del Profeta e dei suoi adepti. La Regione ha concesso patrocini, ha finanziato progetti «educativi» e convegni, ha pubblicato i relativi atti.
In questi decenni, conferma il presidente Stefano Pezzati, la cooperativa al pari di tante altre «ha beneficiato di aiuti e contributi pubblici per diritti assegnati ai terreni o partecipando ai bandi per i fondi strutturali finalizzati all'attività agricola». Al Forteto sono confluiti denari anche dalla provincia di Firenze, da vari comuni del Mugello e dalla Comunità montana. Non mancano i paradossi. Con soldi pubblici è stato finanziato un progetto contro la dispersione scolastica: ma al Forteto la scolarità è molto bassa perché dopo la scuola dell'obbligo i ragazzi in affidamento sono avviati subito al lavoro.
Questo riguarda la coop e la fondazione. La comunità, invece, rifiutava le rette che i comuni versavano alle famiglie per mantenere i minori accolti. All'apparenza, un gesto di responsabilità sociale che onora il Forteto. In realtà, apre interrogativi inquietanti. Servizi sociali ed enti locali trovano vantaggioso collocarvi i minori a costo zero, e magari a controlli zero.
Senza rette si sottraggono risorse ai minori disagiati, i veri destinatari dei sussidi: i fuorusciti testimoniano che due borse della spesa bastavano per raccogliere le poche cose personali con cui lasciavano la comunità. E poi: dove prendeva i soldi il Forteto per tirare avanti?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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