Roma - La pubblica amministrazione continua a pagare i propri debiti alle imprese con gravi ritardi rispetto ai tempi fissati dalla normativa europea, e da Bruxelles arriva il monito: nel prossimo mese di febbraio la Commissione invierà al nostro governo la prima lettera ufficiale di «messa in mora». La conferma arriva dal vicepresidente dell'esecutivo comunitario, Antonio Tajani. Non solo. Nel 2013 le amministrazioni pubbliche - Stato, Regioni, Comuni - avrebbero restituito alle imprese meno di 20 miliardi di euro, contro i 27,2 miliardi previsti.
I ritardi nei rimborsi si stanno accumulando. La direttiva europea in materia prevede che, a partire dall'1 gennaio 2013 i pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione debbano essere saldati entro 30 giorni, o 60 giorni in alcuni casi (ad esempio, nel comparto della sanità). Ma Tajani rileva che l'Italia non si è allineata ai tempi dettati dall'Europa, che vengono invece rispettati dagli altri Paesi. Da qui la decisione di inviare la lettera al nostro governo, in cui saranno specificate le violazioni alla direttiva Ue. Se non verranno fatti, in tempi brevi, progressi nei pagamenti, allora scatterà la procedura di infrazione.
I rimborsi dei debiti arretrati sono stati abbastanza consistenti fra agosto e settembre, con 11 miliardi di euro pagati. Poi i pagamenti si sono diradati nei mesi successivi. I motivi? Oltre alle consuete difficoltà di cassa, c'è il fatto che molti debiti della Pa sono «fuori bilancio»: questo significa che l'azienda ha erogato la propria prestazione e che la fattura è stata regolarmente presentata, ma l'amministrazione pubblica interessata non ha ancora riconosciuto il debito.
Poi ci sono i ritardi che si stanno accumulando nel pagamento dei debiti più recenti. La direttiva europea fissa in 30 giorni dal ricevimento della fattura i termini per il versamento, o 60 giorni in alcuni casi ben individuati (ad esempio Asl e ospedali). Dal primo giorno oltre il termine scattano gli interessi di mora, con una maggiorazione di 8 punti percentuali rispetto al tasso fissato dalla Banca centrale europea. Il creditore ha anche diritto al rimborso dei costi sostenuti per il recupero delle somme vantate. I ritardi dunque costano allo Stato e alle altre amministrazioni, e mettono in difficoltà le imprese.
Per il 2014, il Tesoro dovrebbe mettere a disposizione altri 20 miliardi di euro per proseguire l'operazione rimborso dei debiti Pa. Ma anche con questa cifra non si arriva neppure alla metà dell'ammontare complessivo dei crediti vantati dalle aziende: secondo la rilevazione della Banca d'Italia, l'unica che abbia un tocco di ufficialità, il monte debiti delle Pubbliche amministrazioni arriverebbe a 91 miliardi di euro. Bankitalia non tiene però conto delle piccole imprese, dunque è facile che la cifra reale sia ben superiore ai 100 miliardi di euro.
Il rimborso dei debiti Pa rappresenta una vera e propria boccata d'ossigeno per il sistema delle imprese. Ma la Commissione appare intenzionata a fare di più per mettere l'industria al centro di una strategia di crescita europea. Oggi a Bruxelles sarà presentato il cosiddetto Industrial compact, che prevede 100 miliardi da destinare a sei settori strategici: acciaio, automobile, costruzioni, sicurezza, cantieristica navale, turismo.
L'obiettivo è quello di riportare al 20%, entro il 2020, la fetta di prodotto interno lordo dell'Unione che fa capo alla manifattura.«Non si tratta di una mera dichiarazione di intenti - spiega Tajani, che è il commissario europeo responsabile per l'industria e l'imprenditoria - ma di un vero, fondamentale progetto di politica industriale».
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