
Gentile Direttore Feltri,
ma le sembra normale che dobbiamo risarcire i migranti che muovono illegalmente verso l'Italia se non li facciamo sbarcare subito? Questo implica che siamo obbligati ad accogliere chiunque intenda introdursi in modo illegale nella nostra Nazione e che chiunque può calpestare ogni regola senza conseguenze, cioè le conseguenze le paghiamo solo noi italiani e il nostro Paese.
Ma i magistrati non sono italiani? Non hanno un briciolo di amore per la patria?
Francesca Colucci
Cara Francesca,
purtroppo si è insinuata in noi, anni addietro, l'idea, assolutamente malsana, che i migranti siano portatori esclusivamente di diritti e non tenuti ad osservare regole e leggi dello Stato verso il quale migrano, in questo caso l'Italia. Tale idea si è trasformata rapidamente in prassi, consuetudine, qualcosa di ovvio, scontato, da non discutere. Insomma, nella nostra cultura e nella nostra coscienza collettiva è dominante la convinzione che il clandestino sia sempre e soltanto un profugo che non ha altra scelta se non quella di venire in Italia, proprio in Italia - guarda caso -, per salvarsi la vita. Così, allorché l'Italia difende i suoi confini, afferma il principio sacrosanto che uno Stato possa stabilire chi può accedere e chi no, ecco che questa azione, ovvero questo esercizio di una facoltà statuale assolutamente legittima, viene interpretata, vista e considerata, persino dalla magistratura, quale sopruso, abuso, illecito.
E qui si realizza il paradosso: quelli che migrano illegalmente vengono ritenuti vittime, chi pretende il rispetto delle norme, invece, viene ritenuto colpevole, dunque deve pagare, risarcire. Al di là del fatto che sarebbe davvero impossibile per lo Stato indennizzare tutti quei migranti clandestini che si sono sentiti in qualche modo danneggiati, pur essendo stati accolti e mantenuti, cosa non dovuta ma di cui nessuno ci ha mai detto «grazie», trovo assolutamente pericoloso questo precedente giuridico: l'affermazione mediante una sentenza della Cassazione che lo Stato italiano sia debitore nei confronti di chi, aggirando la normativa, si è introdotto nel suo territorio e di cui, per di più, il medesimo Stato si è preso cura, prestando assistenza sanitaria, garantendo cibo, alloggio, assistenza legale, eccetera. Insomma, siamo davanti al tipico caso in cui il beneficato, anziché esprimere gratitudine, si rivolta contro chi lo ha aiutato. Inevitabile che sorga negli italiani un sentimento di rabbia e frustrazione. Ed è quello che sta creando la magistratura nell'animo di un popolo intero ogni volta che le iniziative del governo volte a mettere ordine in una materia sregolata per decenni nonché a riprendere il controllo su un fenomeno preoccupante quale l'immigrazione clandestina di massa vengono ostacolate, bocciate, impedite per mezzo di cavilli legali, sentenze assurde, come questa ultima, e rimbalzi.
Gli italiani non vogliono che il loro Paese venga invaso da centinaia di migliaia di extracomunitari senza documenti ogni anno. Non lo vogliono. E in un Paese di diritto, democratico, tale volontà non può essere calpestata o ignorata. Tanto più perché quello che si chiede non è la violazione della legge, bensì la sua difesa. Smettiamola di considerare i migranti quali individui titolari di diritti e di considerare, di contro, l'Italia quale soggetto politico su cui gravano solo obblighi nei loro riguardi. Tale mentalità che incoraggia l'irresponsabilità e il disprezzo della legge nei nostri indesiderati ospiti (perché indesiderato è chiunque non ci sia grato) è altresì causa dell'aumento dei crimini e delle violenze di cui si rendono quotidianamente autori proprio migranti irregolari e della epidemia di coltelli che si è diffusa in ogni città, grande e piccola, dove bande di extracomunitari girano con la lama in tasca e pronti ad usarla contro inermi passanti oltre che contro i nostri valorosi operatori della sicurezza.
Ripristiniamo il
rispetto delle regole. Come? Sicuramente non seguitando a vittimizzare chi le regole le calpesta e criminalizzando chi le osserva.Noi non dobbiamo niente a nessuno. Sono gli ospiti a doverci qualcosa: riguardo e riconoscenza.
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