Torino - A Torino come a Roma, il consiglio regionale si trasforma in un ring. Il clima ieri mattina a Palazzo Lascaris, sede dell'assemblea piemontese, era rovente. In ballo c'è un'inchiesta sui rimborsi dei consiglieri e dello stesso presidente della Regione Roberto Cota: in 43, compreso il governatore, sono sotto indagine. La scintilla è scoppiata mentre stava parlando l'ex presidente della Regione, Mercedes Bresso. Un intervento che ha scatenato la reazione del capogruppo di Fratelli d'Italia Franco Maria Botta, che ha perso la calma e mentre Bresso stava parlando si è avvicinato con fare deciso nel tentativo di spostare il microfono come a volerla interrompere. Sono volate parole grosse e l'ex «zarina» è stata difesa dal capogruppo del Pd, Aldo Reschigna. A quel punto si è accesa una bagarre, con il vice presidente del Consiglio, Roberto Placido, che ha tentato di fare da paciere. È finita con Placido e Botta che sono ruzzolati terra, sotto gli occhi del presidente del consiglio regionale, Valerio Cattaneo. Botta, probabilmente innervosito dalle notizie che sono circolate in questi giorni riguardo a rimborsi contestati relativi all'acquisto di capi di abbigliamento pregiati, in mattinata se l'era presa anche con i giornalisti appellandoli come «topi di fogna». Una frase che non è andata giù al sindacato di categoria, l'Associazione Stampa Subalpina, che in un comunicato ha definito «inaccettabili» le frasi di Botta dichiarandosi «pronta a costituirsi anche in giudizio, nel caso in cui i colleghi che hanno seguito in questi mesi le indagini sul caso rimborsopoli volessero tutelare la loro immagine professionale». Alla fine resta l'amarezza per una triste sceneggiata alla quale hanno evitato di assistere - per una pura casualità - i della scuola elementare Michele Lessona, che erano stati invitati ad assistere ai lavori dell'aula proprio per imparare come si funziona la politica. Nel suo intervento Cota si è difeso denunciando di essere vittima di un vero e proprio «attacco mediatico all'istituzione regionale e quindi alla democrazia rappresentativa». Il riferimento è ai dettagli, pubblicati dai quotidiani e diffusi dai siti di news, dei rimborsi che la magistratura torinese contesta a parecchi consiglieri. Abiti costosi e alla moda acquistati nelle più prestigiose boutiques di Torino, spese incontrollate da gastronomi, estetisti e macellai, ma anche da profumieri e da fiorai. Senza considerare pranzi, cene, videogiochi, dvd e tosaerbe. Circostanze per le quali ora i consiglieri interessati dovranno difendersi in tribunale. Cota non ci sta: «Non sono qui per difendere me stesso ma l'istituzione del Consiglio regionale e dei suoi eletti, eletti direttamente dal popolo». La tesi del centrodestra è che la maggior parte delle contestazioni sarebbero riferite a circostanze prive di dolo.
In pratica tutto sarebbe stato fatto in buona fede e certe prassi - regolamentate anche da legge regionale - sarebbero state consolidate anche nelle passate legislature dove però nessuno ebbe nulla da eccepire. Dai banchi della maggioranza è stato anche ricordato che la giunta ha risparmiato 500 milioni l'anno sul bilancio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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