Sui tesseramenti del Partito Democratico cala "l'ombra della camorra". La denuncia arriva dall’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, europarlamentare del Pd e commissario del congresso in Campania: “A Caserta c’è il rischio di infiltrazioni camorristiche”.
Tagliate tessere non regolari a Napoli
Non solo a Caserta: "E' necessario avere una maggiore trasparenza nel Pd da tutte le aree della Campania - ha detto Roberti - Penso a Salerno, ma non solo. A Napoli - ha commentato Roberti - è stata fatta l'analisi della certificazione e sono state tagliate le tessere non regolari. A Caserta non è accaduto e questo non lo ascrivo direttamente alla camorra, ma ad abitudini di gestione opaca e non trasperente".
In generale sulla riunione della commissione della Campania che si è svolta, Roberti sottolinea: "Abbiamo preso atto della decisione della commissione di Caserta di non certificare il tesseramento e ora investiremo la commissione nazionale su questo tema. Su questo da Roma potrebbero decidere di delegare l'analisi e la decisione alla commissione regionale sul tesseramento casertano, sarebbe un lavoro enorme, ma siamo pronti a farlo".
Tempi delle comunicazioni non corrette
Oltre al tema di Caserta, c'era anche il tema di Salerno e provincia che ha avviato il voto nazionale senza una corretta comunicazione dei circoli al voto alla segreteria regionale: "Abbiamo rigettato il ricorso contro il Pd di Salerno - spiega Roberti - a maggioranza. A chi ha ritenuto di rigettarlo è parso che i rilievi nel ricorso contro l'avvio del voto nazionale in alcuni circoli della provincia di Salerno non hanno avuto gravi difetti. In particolare sui tempi abbiamo verificato che le regole sono strette non sul voto alla segreteria nazionale del Pd ma solo sui voti dei dem regionali. Per questo il rapido tempo di convocazione del voto in alcuni circoli di Salerno, vista la comunicazione via web, lo abbiamo trovato risicato ma congruo per ritenere valido il voto che si è già tenuto. Ci è sembrato che obbligare Salerno a ripetere le consultazioni già fatte sarebbe stato inutile".
La posizione del Nazareno sulle vicende campane
A questo punto è intervenuto il Nazareno: “Questa mattina ho incontrato i rappresentanti dei quattro candidati alle primarie del Partito democratico - ha detto Silvia Roggiani, presidente della Commissione nazionale per il congresso - e abbiamo concordato, a fronte della mancata approvazione dell’anagrafe degli iscritti e delle evidenti problematiche emerse rispetto al tesseramento di Caserta, di creare un gruppo di lavoro che determini a chi può essere data la possibilità di votare in osservanza dello statuto e del regolamento del Partito democratico”.
L'accusa di Boccia: quote non versate al PD
Ma le polemiche non si placano, e i consiglieri regionali campani rispondono a Francesco Boccia che li ha accusati di non versare la quota al partito, e del tesseramento falso. “Si chiude, finalmente, il commissariamento del Pd regionale. Si rimuove in primis un conflitto di interesse grosso come una casa del senatore Boccia, commissario in Campania e coordinatore della campagna congressuale di Elly Schlein", hanno dichiarano gli esponenti regionali del Pd Bruna Fiola, Mario Casillo, Massimiliano Manfredi, Loredana Raia e Raffaele Topo che avevano scritto a Enrico Letta chiedendo la rimozione di Boccia. "I danni causati al partito, alla comunità democratica ed al nostro territorio, in termini di rappresentanza, dal commissario Boccia sono sotto gli occhi di tutti e non lo assolverà provare a gettare la croce, immotivatamente e, dunque, immeritatamente, sui consiglieri regionali. Alle ultime politiche ha trasformato la Campania in terra di conquista: ha piazzato candidati catapultati da ogni parte del Paese, preferendo candidare per fare un esempio, un consigliere comunale di Palermo al Vomero e non il nostro deputato uscente Paolo Siani, candidato, invece, ad Acerra. Un comportamento scandaloso, irresponsabile che ha prodotto il risultato elettorale più disastroso di sempre. Sarebbe stato più onesto da parte sua - proseguono - iniziare la conferenza stampa chiedendo scusa e invece ancora parla, impartisce lezioni e pronuncia sentenze. Non resta che confidare nell’applicazione della regola del limite di mandato, così l’Italia farà a meno di Boccia (lui ha già avuto una deroga ed è al quarto mandato, senza l’assillo del voto con le preferenze). Siamo certi che non lo rimpiangerà nessuno. Ci apprestiamo a celebrare un congresso che, siamo certi, nel pieno rispetto delle regole, restituirà voce e merito ai territori - aggiungono - attraverso il metodo delle primarie, per la scelta dei parlamentari, cancellando la stagione dei potentati senza pensiero e senza consenso".
Boccia chiama in causa Marco Meloni
Boccia gli risponde scaricando la responsabilità sul suo ex collega di segreteria e, come lui, braccio desro di Letta, l'onorevole Marco Meloni. "Dovrebbero chiederne conto al coordinatore della Segreteria Letta, Marco Meloni, che condivide con loro il sostegno a Bonaccini, e alla direzione nazionale che le ha approvate - dice Boccia- Sul resto è inutile aggiungere parole, sarebbero sprecate. Soprattutto per chi tra loro non avrebbe nemmeno i requisiti per essere iscritto al PD. Consiglio loro di rispettare il Partito Democratico più di quanto lo abbiano fatto fino ad ora vista la condizione degradata in cui l'ho trovato in questi pochi mesi.
E, nonostante tutto, almeno nelle regole interne e nella tenuta finanziaria lo abbiamo ripulito. Il congresso farà pulizia di tutto: del familismo, dell'idea della politica come occupazione del potere, delle truppe cammellate scambiate per consenso e delle ipocrisie".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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