Toh, siamo diventati tutti critici televisivi

Il salto antropologico è accertato: non siamo più il Paese dei 56 milioni di commissari tecnici, siamo diventati il Paese dei 56 milioni di telecronisti e di critici del piccolo schermo.
La vittoria azzurra contro l’Inghilterra ha fatto il boom di ascolti: 19 milioni di spettatori, con una punta di 21 al momento del rigore di Diamanti (per un trionfale 85,31% di share) e ha restituito il panorama di un’Italia unita davanti alla tv, come ai tempi delle piazze e dei bar sport. Il fatto è che in quell’immenso bar sport che diventano i social network, molti erano lì a postare e a twittare sberleffi non tanto agli inglesi, non all’arbitro e nemmeno al ct ma ai telecronisti Rai: tutti lì a rimpallarsi le gaffe tra pernacchie e sghignazzi.
Già prima di Italia-Inghilterra c’era chi twittava: «preparazione psicologica alle ca..ate che spareranno i telecronisti della Rai» e «l’unica cosa dove tutta la rete è in accordo è sui telecronisti: fuori!». Dal fischio d’inizio ogni minimo errore veniva sottolineato, a strascico, da risate e retweet. Dal «Tutto bene, tranne la conclusione» al «Mario Prandelli» del povero Marco Mazzocchi. Stesso mood nelle partite precedenti, ogni sbaglio volava veloce di becco in becco: da «a nessuna delle due squadre conviene sbilanciarsi, tranne che all’Olanda» a «i centrocampisti polaschi». Massacrati dai twittaroli Fulvio Collovati (si è lasciato scappare, fuorionda: «La Grecia è una squadra di m...»), ma soprattutto il citato Mazzocchi e Francesco Pannofino. Quest’ultimo, nel poco gratificante ruolo di ospite baobab, è spesso oggetto di battute sulla consistenza del vello toracico. Ci si è messo anche Enrico Mentana: «Un’altra sostituzione che si rende assolutamente necessaria in vista della semifinale con la Germania: quella dell’attore-tifoso Pannofino». E di qualche giorno fa è la polemica tra Marco Barzaghi (SportMediaset) e Massimo Antinelli (bordocampista Rai). Il primo aveva scritto: «I primi due interventi di Montale-Antinelli mi hanno già messo i brividi» e il giornalista Rai aveva risposto: «Vengo a lezione da te, così miglioro un po’».
Il fatto è che appunti e sberleffi non vengono solo dai critici professionisti (come Aldo Grasso, che sul Corrierone non è stato affettuoso con gli inviati) ma da colleghi, spettatori e passanti: quasi nessuno rinuncia a una lezioncina-pedatina. Senza voler difendere a ogni costo i telecronisti di una Rai pagata con soldi pubblici, e senza star lì a sottolineare banalmente che fare il telecronista (come tutti i mestieri che si svolgono «in tempo reale», dal ballerino al venditore porta a porta) è più difficile che scrivere su twitter, bisogna cercare una spiegazione.

Gli astratti furori del bar sport 2.0 non mimano più il gesto eroico del bomber, e nemmeno sognano il potere dell’allenatore. Ambiscono, fatto inquietante, al microfono del commentatore. «Se avessi cinque minuti di microfono, signora mia...».

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