Tosi vuole epurare Bossi Rivolta nella Lega

Il maroniano: "Se ha autorizzato le spese dei figli non può fare il presidente". I senatori: "Stop ai processi sommari"

Tosi vuole epurare Bossi Rivolta nella Lega

Roma - Certo la disfatta delle comunali non è la premessa migliore per lanciare la nuova «Lega 2.0» (battutaccia degli antileghisti su Twitter: «Il 2.0 sta per la percentuale di voti?»), primo partito al Nord e magari inutile più giù, tipo al Parlamento di Roma. L’idea frulla nella testa di Maroni da tempo, e il suo prossimo capo della Lega lombarda, Salvini, la ripropone: «Una delle ipotesi è di non candidarsi alle nazionali ma solo alle locali, un cambiamento che parta dalle regioni e che non passi più da Roma». Tosi fa un esempio concreto del modello che hanno in mente: «La Lega Nord deve fare come la Südtiroler Volkspartei: contrattare con il governo i vantaggi per il territorio. A livello nazionale gli ultimi anni sono stati disastrosi, i nostri militanti ci dicevano: “Ma a Roma che cosa avete fatto?”. Ed era difficile dare un risposta».

Maroni sta studiando da leader indipendentista, e già che c’è domenica prossima interverrà a un convegno di Terra Insubre (l’associazione culturale varesina detestata da Bossi...), insieme al consigliere di Finmeccanica Dario Galli e al politico ticinese Norman Gobbi, per discutere sull’idea della Lombardia come nuovo Cantone svizzero... Un segnale anche questo della direzione che vuole prendere la Lega che uscirà a luglio dai congressi (nazionali e federale). Con un occhio già puntato sulla Lombardia, dove si voterà nel 2015, in tempo per rimettere in sesto la Lega e candidare un barbaro sognante alla poltrona di Formigoni. Magari lo stesso Maroni, che da sempre confida ai suoi che farebbe volentieri il presidente lombardo.

Ma c’è da recuperare tutto quel che si è perso con gli scandali e non solo quelli. Chi ha perso queste elezioni, ragiona la nomenklatura maroniana, è stato il Carroccio di Bossi, quella delle paghette e delle lauree in Albania, non la Lega di Maroni, che a Verona non ha vinto ma stravinto. Quindi si tratta di rifondare la Lega, ultimando la pulizia interna. Lo scrive a notte fonde Maroni su Facebook, indicando i responsabili del tracollo elettorale: «Le sconfitte sono lezioni da imparare per correggere gli errori ed eliminare le zavorre. Abbiamo tanti voti, tanto consenso da recuperare. Avanti tutta, mai mulà!!!». Gli errori e le zavorre hanno nomi e cognomi precisi, e tra loro ci sono, per il Bobo, anche diversi Bossi. Però il passaggio di consegne, dalla Lega del Capo Umberto alla Lega 2.0 di Maroni, Tosi, Salvini e compagnia padana non è affatto semplice. La profezia più cupa la fa l’espulsa Rosi Mauro, che però non è osservatrice serena di cose leghiste, covando un risentimento feroce. Dice al settimanale Chi l’ex cosiddetta «badante» di Bossi, ancora vice presidente del Senato: «La Lega è spaccata e non si ricostituirà mai più. La nuova Lega non può essere formata da Maroni e Calderoli. Vorrei che Bossi riprendesse velocemente il comando. C’è stato un complotto contro di me, perfino sulla salute. Belsito? Ha fatto il sottosegretario di Calderoli, mica mio». La Mauro, molto amica della famiglia Bossi, sente spesso l’ex capo, e si può sospettare che parte dei suoi ragionamenti siano condivisi a Gemonio.

In effetti il terremoto leghista avrà altri scossoni di assestamento. Lo si vede nelle reazioni di cinque senatori alle parole, dure, di Tosi su Bossi: «Se ha autorizzato effettivamente le spese di cui si parla, nei suoi confronti la Lega dovrebbe prendere dei provvedimenti». Un oltraggio secondo i senatori Castelli, Leoni, Cagnin, Monti e Valli, che scrivono una replica di fuoco: «Non è ammissibile che un qualunque esponente della Lega si permetta di fare processi sommari al padre fondatore del nostro movimento. Ricordiamo che tutti noi, a partire da Tosi, senza Bossi saremmo a fare tutt’altro». Il parto della nuova Lega 2.0 sarà doloroso.

Intanto un primo vagito c’è stato, col voto leghista a favore dell’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, emendamento invece bocciato da Pd, Udc e maggioranza di Pdl. «Passando dalle parole ai voti in Parlamento - si legge nella nota del Gruppo Lega alla Camera -, è ormai chiaro a tutti chi bluffa e chi fa sul serio: la Lega Nord è l’unico movimento che vuole abolire totalmente il finanziamento pubblico ai partiti». Ma siccome la Lega 1.0 non è ancora superata, qualcuno ha ricordato ai leghisti il contesto giudiziario.

«Le Lega deve tacere, ha preso doppie razioni» urla Giachetti, ex Radicale ora nel Pd. «Bravo, bravo!» gli risponde Maroni, mentre dai banchi padani partono fischi e «Zitto!» per il democratico. Quanta fatica per passare dall’1 al 2.0.

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