diLa vicenda in sé è banale. Costruita, appunto, sulla volgare banalità del tradimento. Lei si sta per sposare, ma tradisce lui con un altro, per di più sposato e con figli. In genere i complici, però, si difendono con i partner ufficiali, dichiarando che è stato un momento di confusione, una «scappatella» e chiedono perdono sperando di riconquistare l'equilibrio della coppia in bilico.
Perdono, in genere, pressoché immancabile, perché, statisticamente, il valore della lealtà, nella gerarchia di traditi e traditori, non è più in alto del denaro, del potere, del piacere, dell'interesse in genere. Ma la storia di Kristen Stewart, attrice, che ha tradito il partner Robert Pattinson, con il regista Rupert Sanders, è fortemente condizionata dall'essere di dominio pubblico, perché i personaggi sono tutti noti. Il piacere proibito della clandestinità è infatti rovinosamente precipitato nelle pagine di tutti i giornali.
Di conseguenza, non sapremo mai se Robert se ne è andato immediatamente, dalla casa che condivideva con Kristen, perché deluso, indignato e sconvolto dal dolore o perché offeso nell'orgoglio.
Sarà anche difficile capire se la moglie di Rupert gli nega il perdono, accoratamente richiesto, perché additata come pubblica cornificata o perché forte di un sostanzioso contratto matrimoniale. Forse, se fosse stata la moglie di un anonimo, e il traditore fosse stato così accorto da non far conoscere le sue prodezze a nessuno, avrebbe accettato di ingoiare il tradimento nel silenzio rancoroso. Come fanno molte e molti, se non devono condividere con gli altri né la vergogna, né gli spasmi del cuore ferito. Il tradimento è un virus incurabile, che uccide chi lo subisce molto prima di chi lo infligge.
Non credo al regista Rupert quando racconta di essere sconvolto dal dolore dato alla «bellissima» moglie e alle «splendide» figlie, che tali erano anche nel preciso momento in cui coltivava l'idea di avvinghiarsi al corpo di Kristen; per non parlare del piacere e della passione nelle ore successive. Godimenti che, ormai, nella sua vita, e alla prossima occasione, avranno un potere molto più forte del ricordo di un dolore «sconvolgente» (solo perché è stato scoperto), destinato a evaporare davanti a una possibile nuova avventura.
Non credo neppure all'amore che oggi Kristen contrabbanda per il «suo Robert» auspicandone il ritorno: fosse stato amore, non avrebbe avuto necessità di integrazioni sessuali, estranee alla sintonia e alla reciprocità dei sentimenti fiduciosi che l'amore garantisce.
È forse, amore, invece, quello di Robert, se ha sbattuto la porta per non dovere condividere con la fedifraga le macerie di un amore da lei stesso distrutto.
La libertà, la fiducia e la dignità, dei quali ogni autentico amore è ricco, imporrebbero a entrambi i partner il rispetto del contraddittorio: nulla si può fare senza la preventiva notifica all'altro. Chi non rispetta le regole, non ha diritto né alla difesa, né al perdono. Deve essere condannato, senza attenuanti, al rimorso e al rimpianto.
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