«Nessuno di noi ha intenzione di morire»: sembra più un ossimoro che una consapevole affermazione legata all'ipotesi di volare su Marte senza mai più tornare a casa. A pronunciarla è Leila Zucker, 45enne medico statunitense di un pronto soccorso, uno dei 170mila volontari che si sono proposti per raggiungere il pianeta rosso nel 2023, in seguito a una missione che prevede l'ammartaggio, ma nessun viaggio di rientro.
Il motivo è semplice. Spedire su Marte delle persone senza preoccuparsi del loro ritorno abbassa drasticamente le spese, consente di concentrarsi solo su alcune operazioni, tralasciando le più complesse. Potrà suonare cinico e antietico, ma è proprio questo il succo del progetto fantascientifico di Mars One, organizzazione apolitica privata il cui intento è stabilire una colonia su Marte attraverso l'integrazione delle tecnologie oggi disponibili. Fra dieci anni esatti; con 40 astronauti. Siamo alla fase uno, la «selezione del personale», ma tutto sembra procedere secondo il programma stilato dai due boss, Bas Lansdorp, olandese, ingegnere meccanico, e Arno Wielders, fisico, membro del team del progetto del Very Large Telescope Interferometer Dealy Line.
I capi dell'organizzazione sono felici di aver ricevuto tante adesioni, ma le ritengono inferiori alle aspettative; molte, peraltro, le figure vittime di qualche disagio mentale e sostanzialmente inconsapevoli di ciò per cui si proponevano. Stupisce - ma conferma anche la serietà del progetto - la presenza di due leggende assolute dello spazio: Buzz Aldrin (che nel 2023 avrà 93 anni), il secondo uomo ad aver calpestato il suolo lunare, con l'Apollo 11; e Valentina Tereskova, prima donna a volare a bordo di una navicella spaziale 50 anni fa, classe 1937.
E l'Italia? Sono 35 i temerari che si sono iscritti alla missione di Mars One. Chiunque può conoscerli visitando il sito dell'organizzazione, dove ogni potenziale astronauta spiega i motivi che lo spingono a volare su Marte, abbandonando per sempre i propri cari. C'è, per esempio, Marlon, sviluppatore web, esperto di design e fotografia, 25 anni, convinto che «un viaggio del genere cambierebbe il nostro modo di vivere e pensare»; dice che per lui sarebbe un onore prenderne parte e che gioverebbe alla missione per la sua «positività». Parere condiviso da Paolo, 35 anni, programmatore di videogame, agnostico, vegano, che sogna di vedere il suo nome inciso fra i documenti che racconteranno del primo ammartaggio della storia umana.
Carlo, 57 anni, fisico, è più prosaico. Se anche non rispettasse alla perfezione i canoni richiesti dal profilo ideale, ci tiene a fare sapere che da sempre desidera raggiungere i «luoghi più lontani».
E c'è una donna, Silvia, 28enne, geologa, che vorrebbe essere l'unico membro femminile della trasvolata spaziale: «Sulla Terra sono allergica a tutto, non sopporto la vegetazione. Sono sicura che tutti avremmo bisogno di nuovi spazi. Nel mio caso, preferirei un contratto a lungo termine per sempre, che dover ogni giorno lottare con la necessità di cambiare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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