Trovate un badante per il look della Marcegaglia

Tra abbinamenti inopportuni e capi dozzinali il Marcegaglia style èbocciato: si trovi un buon consulente

In realtà sono anni che il tarlo sullo stile (inteso come look) di Emma Marcegaglia, ci scava do­mande nella testa. Però ce ne sia­mo sempre rimasti zitti perché lei è stata assolata dal trionfo (era, e al momento è, la prima donna ad aver ricoperto l’incarico di presi­dente di Confindustria) e così noi, per un po’ ci siamo convinti del fat­to che la vittoria giustifica tutto e che sì, i poteri forti modificano le regole. Poi però Emma-non-più-presidente-­di-Confindustria è ricomparsa sa­bato a Chianciano e ci siamo fatti uscire tutto ciò che da tempo ci fer­mentava in gola: si è presentata nella fortezza centrista da Casini & C. con smalto ai piedi e scelte estetiche da palude media.

Sandali con zeppa di sughero e dita fuori (laccate di rosso sangue di piccione), occhiali con monta­tura trasparente di quelli che ven­gono buoni per riparare lo sguar­do durante il taglio dell’erba, cin­tura dozzinale, che faceva tanto in­verno in una giornata assolata di incontri e scontri e abbracci e fon­dam­entali alleanze e messaggi tra­sversali. E poi si era anche messa i jeans: troppo lunghi, troppo lar­ghi in fondo, troppo stretti a metà, fuoriusciti da un numero decisa­mente eccessivo di battaglie, per di più perdendo. Di quelli da ado­lescenti «trattati» dalle case madri con quel metodo che li rende più sporchi che vissuti. I jeans posso­no essere il miglior alleato di una donna o il suo peggior nemico: per quelle che si nutrono ad alghe e Big Babol va bene qualsiasi cosa, ma una donna intelligente (che supporta il cervello anche con le dovute calorie) dovrebbe esserlo anche nella scelta dei pantaloni. E poi quella dannata tentazione, al­la quale Emma immancabilmen­te cede da anni, di abbinare masto­dontici orecchini a mastodonti­che collane. In un combinato di­sposto che le accorcia ingiusta­mente il collo, le appesantisce l’in­tera figura e le indurisce il viso, già di per sé non proprio accogliente. Va bene che Emma è una donna tosta che va al sodo delle faccen­de, non una ricca che si sporca di capricci, e nemmeno una di quel­le «squale» che buttano avanti il corpo, e neppure una di quelle sel­vagge al rimmel in abito sottove­ste e stivali che si sfiniscono di shopping e beauty farm. Ma pen­sare che la gente la guardi come un paesaggio, senza messa a fuo­co, è una spavalderia (o un’impru­denza) inaccettabile. Quello che non ci torna della Marcegaglia è praticamente tutto. Certi errori reiterati sono giustificabili solo se rimasti inculcati in qualche map­pa sottopelle: ma Emma nasce be­ne e va avanti ancora meglio, è una che è andata ad annusarsi il mondo, che ha stretto le mani giu­ste, che si siede nei salotti buoni. Eppure niente. Sono anni che la vediamo con troppo sole addos­so, con troppi volants sulla cami­cia, avvolta da lampi di acrilico.

Ogni volta che Emma ha tenta­to una svolta (stilistica), perché le ha anche tentate, si è sempre mes­sa addosso troppo. Una donna di cifre che ha sempre sommato sen­za mai sottrarre: troppi orecchini, troppe collane, troppe croci a sventolarle nel décolleté, troppa montatura di occhiali (o troppo poca a creare misteriosamente lo stesso effetto), troppi «tailleuri­ni», troppi foulard, troppi abiti da diciottesimo compleanno anni Ottanta.

E il capitolo capelli: che fretta c’era maledetta parrucchiera. Le sue pieghe sembrano sempre ri­medi pieni di entusiasmo di qual­ch­e pettinatrice alle porte di Man­tova, quando la chioma è liscia è troppo liscia, quando è riccia è troppo riccia, quando è nera è troppo nera, quando è bionda è troppo bionda. Per tacere delle on­de e delle cotonature: di quelle che si staccano dal volto e aspira­no a prendere il volo lontano dai bordi dell’ovale.E l’abbronzatura santo cielo. Il sole se lo spalma co­me il burro, se lo strofina addosso e quello va a graffiarla attorno agli occhi.

E davvero ci ha sempre ipnotiz­zati il fatto che tanti errori fossero appiccicati su una stessa donna. E che questa donna fosse, continui ad essere Emma Marcegaglia. Ora che almeno di un incarico si è liberata,potrebbe pensare di dedi­care un po’ di tempo a rivedere cer­te cose. Magari facendosi aiutare da qualcuno: un amico, un badan­te, un santo oppure quel tipo del programma su Real Time, quello vestito pastello che senza guarda­re in faccia nessuno tuona indi­gnato Ma come ti vesti?! ...

Qualcuno che le voglia bene davvero e si prenda la briga di di­sfare quell’albero di Natale fuori stagione pieno di addobbi che sot­to nasconde Emma.

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