Tutti contro tutti, la Chiesa unita soltanto dalle divisioni

Cardinali e vescovi in lite su ogni cosa: romani nemici dei tedeschi, moderni in lotta con gli antichi. E una gerarchia che non trova pace

La celebrazione dei Patti Lateranensi avvenuta ieri all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede a Roma doveva suggellare una certa deivisione esistente fra le gerarchie della Chiesa cattolica in riferimento alla situazione politica italiana e alle imminenti elezioni. Alcuni fra i vescovi italiani presenti a Palazzo Borromeo alla presenza del presidente Napolitano non hanno digerito infatti l'endorsement del Vaticano per Mario Monti e un certo distacco maturato nei confronti del Pdl. Ma la notizia delle dimissioni del Papa ha rimescolato le carte fotografando una gerarchia oggi più preoccupata di ricomprendere le proprie divisioni interne piuttosto che di accentuarle.

Eppure, oltre all'idea di quale parte politica in qualche modo supportare in Italia, cardinali e vescovi restano divisi su più punti. In particolare, il punto principale resta quale posizione la Chiesa debba assumere nei confronti della modernità: aperta al mondo o ancora chiusa? Nei Paesi nord europei e nord americani si consumano battaglie difficili da arginare. A Vienna il cardinale Christoph Schonborn lotta quotidianamente con gruppi di laici che chiedono l'abolizione dell'obbligo del celibato sacerdotale, più potere ai laici nelle parrocchie, la possibilità anche per i divorziati risposati di accedere all'eucaristia e l'ordinazione sacerdotale femminile.

Ma la notizia è che Schonborn a parte, vi sono diversi vescovi austriaci che appoggiano queste linee. E con loro ci sono diversi vescovi e cardinali tedeschi. É da sempre la Chiesa di lingua tedesca quella maggiormente impegnata a porsi in alternativa a Roma e al primato di Pietro in quanto vescovo di Roma. Le spinte verso un rinnovamento all'insegna di una maggiore democraticità nell'esercizio del governo della Chiesa non mancheranno di farsi sentire anche in questo tempo di Conclave. Ratzinger è sempre stato una figura aliena rispetto a questa fazione tedesca. E anche se è improbabile che dopo di lui ritorni un nuovo Pontefice tedesco, resta il fatto che questa fazione non mancherà di spingere per un candidato più vicino alla propria idea di Chiesa. Ma a opporsi a questo vento di rinnovamento esiste a Roma un forte «partito romano». Il penultimo Concistoro indetto da Papa Ratzinger aveva portato al cardinalato diversi italiani, e molti fra questi hanno incarichi di governo nella curia romana. Saranno questi porporati a cercare di resistere, conservando in questo modo salda anche la supremazia di Roma sulle altre Chiese locali.

Una linea di scontro è anche in merito alla pedofilia nel clero. Le dimissioni volute dal Vaticano qualche giorno fa del vescovo emerito di Los Angeles Roger Michael Mahony ha sollevato le proteste di diversi vescovi americani e invece il plauso di molti fedeli laici. Accusato di aver insabbiato i casi di pedofilia nel clero della sua diocesi, Mahony si è difeso dicendo che il suo modus operandi è stato per anni condiviso da tutti, Vaticano compreso.

In sostanza non sono pochi i vescovi che ritengono che seppure sia giusto, ovviamente, arginare il problema pedofilia, nello stesso tempo non sia giusto mettere tutto in piazza, adottare insomma la linea della totale trasparenza. É anche su questo tema che divisioni emergeranno durante il Conclave. Campione della linea della trasparenza è il cappuccino Sean O'Malley di Boston. Amato dai media e dai fedeli, egli trova resistenza in quei vescovi della vecchia guardia che mal sopportano le sue aperture.

A vegliare sulle diverse sensibilità ci sarà comunque il cardinale Camerlengo - attualmente il cardinale Tarcisio Bertone - che assume di fatto le funzioni del governo ordinario della Chiesa fino nall'elezione del nuovo Papa.

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