Valentino all'Opera fra Verdi e Puccini È il vero italian style

Valentino all'Opera fra Verdi e Puccini È il vero italian style

ParigiCinquantacinque capolavori di pura fantasia, l'essenza stessa del melodramma nell'alta moda di Valentino in scena ieri sera a Parigi su una passerella dipinta da Maurizio Varano, Maestro scenografo del teatro dell'Opera di Roma. «È l'Italia che ci piace, la più bella e la più vera» dicono Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli fieri di questa fantasmagorica collezione realizzabile solo negli atelier del marchio: ben tre (presto ne verrà aperto un quarto per la moda maschile) in cui lavorano 60 sarti di ogni sesso ed età. Hanno faticato 1600 ore per ricamare lo spartito del valzer della Traviata in nero sul vestito in organza bianca che apre la sfilata. Per cucire e poi ricamare gli intarsi di raso cuoio sul tulle grigio dell'ultimo modello ci sono volute 2000 ore di lavoro d'ago. Nasce così un'incredibile foresta ripresa da un quadro del Douanier Rousseau come immaginifica ambientazione della Lakmé di Delibes. L'elefante, per esempio, ha le unghie rosse, ma quasi non te ne accorgi per via dell'emozione che questi modelli pazzeschi riescono a suscitare. Ognuno di loro racconta una storia che ti risuona dentro come certe musiche fatte apposta per commuovere. Davanti alla cappa di farfalle (ovvio il riferimento alla Butterfly) vengono le lacrime agli occhi come quando si ascolta la voce della Callas che intona «Un bel dì vedremo». Impossibile capire se la commozione è per il triste destino di Cho Cho San o per lo splendore del ricamo di piume colorate che riproducono le ali di mille farfalle in volo. Non mancano i tutù da ballerina con serpenti e cigni piumati (Monteverdi e Wagner) ma soprattutto con un geniale non finito nei drappeggi che evoca la magia di una piroetta.
Il modello più incredibile è un vestito da sera che riproduce nel ricamo l'Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden di Lucas Cranach (2200 ore di lavoro e 50 diversi colori nei fili di seta) anche se quelli più vendibili saranno i superlativi cappotti in cashmere double con intarsiati bestiari operistici: elefanti, giaguari, leoni, scimmie, pavoni e uccelli del paradiso. «Non volevamo fare costumi - dicono Piccioli e Chiuri - ogni opera per noi è la rappresentazione di un carattere femminile, un tocco umano in un mondo digitale». Infatti gli abiti più toccanti sono quelli che i due stilisti definiscono «del coro», pezzi unici di magistrale semplicità, con tagli degni del Picasso della moda: Cristobal Balenciaga. In un crescendo rossiniano arrivano i modelli lunghi di pizzo ricamato (quello con filo d'argento in omaggio a Semiramide) creati dopo una lunga ricerca d'archivio sui merletti settecenteschi. Insomma Piccioli e Chiuri toccano le corde dell'anima come il duetto dei fiori di Lakmé: Valentino al quadrato. Anche Jean Paul Gaultier vola alto sulle ali della fantasia con l'idea della donna farfalla che è molto parigina e piena di sex appeal come una diva del burlesque. Non a caso sfila anche Dita Von Teese in bustier. L'abito da sposa evoca il bozzolo della crisalide e perfino nei guanti c'è l'idea del volo di un lepidottero. All'adorabile stilista francese non si può che dire «Bravò», con l'accento da spitinfia parigina. A Renzo Rosso diciamo invece un bel «bravo» all'italiana per aver ridato vita al brand Margiela che ieri ha fatto sfilare un'indimenticabile collezione Artisanal: 23 pezzi di alta sartoria costruiti con tessuti antichi e oggetti di recupero.

Bravo anche per il ritorno alla couture di Viktor & Rolf con le loro performance poetiche. Sfilano per ultimi se si può chiamar sfilata uno spettacolo di ballerine che sembrano vestite di soli tatuaggi ricamati perché gli abiti si confondono con la carne nuda.

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