Torino - All'università l'ex professore Gianni Vattimo insegnava la teoria del pensiero debole, ma i suoi studenti ricordano le maniere forti. Poco stupisce, quindi, sentire l'europarlamentare dell'Idv giustificare le violenze dei No Tav, definendole «illegali», ma «non violente». E in ultimo, ieri pomeriggio, attaccare la magistratura torinese dicendo che sulla questione Tav «la procura sta esagerando». Vattimo è comparso in Procura a Torino per spiegare ai magistrati i contorni della sua visita in carcere a Ferragosto a Davide Giacobbe, attivista No Tav arrestato per aver aggredito un poliziotto. Nell'occasione Vattimo si fece accompagnare da due noti No Tav, Nicoletta Dosio, pasionaria di Bussoleno, e Luca Abbà, il leader caduto da un traliccio nel febbraio del 2010 durante una manifestazione. I due sono entrati in qualità di consulenti dell'europarlamentare. Una circostanza che adesso la magistratura intende chiarire. Al momento non ci sono indagati.
Ieri mattina è stata sentita Dosio, mentre Abbà ha dato forfait per un guasto alla macchina. Il pomeriggio è stato il turno dell'istrionico Vattimo. Uno degli intellettuali, insieme con lo scrittore Erri De Luca, destinatario implicito dello sfogo della scorsa settimana del procuratore Gian Carlo Caselli, che si era scagliato contro i «silenzi» di «certi uomini della cultura e del mondo politico» pronti a riscrivere «in chiave pacifica» le azioni dei No Tav, che altro non sono che «violenza pura». E Vattimo ha aspettato di essere proprio in casa di Caselli per bacchettare la Procura: «I magistrati fanno il loro lavoro. Caselli ha le sue ragioni. Io, però, penso che sulla questione Tav la stia mettendo giù troppo dura. Se in Italia dovesse mai esplodere il terrorismo, non sarà a causa del Tav ma della disoccupazione e della crisi economica». Su una cosa, però, ha aggiustato leggermente il tiro: «Io non sono d'accordo con chi brucia capannoni o macchinari. Non lo giustifico. Ma dico che bisogna capire perché si è arrivati a questo punto. A questo clima del cavolo. Il fatto è che la popolazione non è mai stata davvero consultata sulla Tav».
Dietrofront che invece non ha fatto il suo collega Erri De Luca, che ieri è tornato sulla questione definendo le violenze No Tav «un atto di legittima difesa». «Parlare della lotta in Val di Susa e dei sabotaggi in Val di Susa come di terrorismo è un'esagerazione. I nostalgici di Stato vorrebbero che tornassero i tempi passati, se potessero arruolerebbero di nuovo le Brigate rosse» ha commentato De Luca. Napoletano di nascita, a Roma nel 1968, a diciotto anni, quando iniziò i suoi studi universitari, militò nel Gaos (Gruppo di agitazione operai e studenti), gruppo che fonderà poi Lotta Continua nella capitale. «I tempi del terrorismo sono scaduti e non possono essere richiamati ha aggiunto lo scrittore - siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso: quella della Val di Susa è una comunità che pratica la legittima difesa del proprio territorio. Loro non hanno un'altra valle dove andare, o vincono o saranno deportati».
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parte di Caselli, che però ribadisce: «Bloccare gli automobilisti in autostrada, costringerli a soste forzate, chiedere loro di esibire i documenti sono prerogative dei pubblici poteri. Se qualcuno li usurpa, è eversione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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