Vendola, da amico dei Br a moralista su Gallinari

Adesso il leader di Sel fa la predica a Rifondazione per i funerali del brigatista ma dimentica le tante battaglie a favore degli esponenti della lotta armata

Vendola, da amico dei Br a moralista su Gallinari

Senti chi parla. Nichi Vendola che se la prende con un compagno che sbaglia a partecipare alle esequie dell'assassino di Aldo Moro è lo stesso che, dagli anni Ottanta in poi, ha sostenuto i movimenti e le associazioni sorte a difesa dei gruppi di combattimento comunisti e dei loro leader pluriergastolani. «Esponenti di Rifondazione presenti ai funerali di Prospero Gallinari? Bisogna chiedere ad Antonio Ingroia», ha sentenziato velenoso il poeta narratore dimenticando il suo ruolo «garantista» e quello della sua Rifondazione comunista nei confronti di vecchi arnesi della lotta armata.

Nichi ha dimenticato che nel gennaio del 1991 prese parte a una clamorosa iniziativa a favore proprio di Prospero Gallinari, allora recluso, mezzo infartuato, nel super-carcere di Novara? Chiedeva il differimento della pena, il politico con l'orecchino e i suoi amici di allora (Stefano Rodotà, Giovanni Russo Spena) per consentire a Gallinari di curarsi la malattia cardiaca o, se proprio il Padreterno lo reclamava, di farlo almeno morire nel suo letto. Gallinari, per la cronaca, è vissuto altri 22 anni. In quell'occasione, il futuro governatore ebbe a dichiarare che il mancato provvedimento di scarcerazione di Gallinari avrebbe costituito «una reintroduzione surrettizia della pena di morte».

E ora che il candidato di Rivoluzione civile Claudio Grassi partecipa ai funerali dell'uomo a cui lui voleva salvare la vita, che fa? Spara a zero sul candidato di Ingroia: «In lista con Rivoluzione civile», ha aggiunto Nichi «c'è un ex sindacalista di polizia che è contro l'istituzione in Italia del reato di tortura, poi c'è Antonio Di Pietro che fu contrario alla commissione parlamentare sui fatti di Genova del 2001, e poi c'è chi va ai funerali di Prospero Gallinari. È un guazzabuglio, è un coacervo di tante cose differenti». Quanto a coerenza il Narratore delle Puglie non sta messo meglio. Nel 1988, durante il 24esimo congresso dei giovani comunisti, lesse in pubblico una applauditissima lettera di Renato Curcio sul problema delle pene per i terroristi. Cinque anni dopo, lo ritroviamo giovane attivista nel «Gruppo romano d'appoggio al comitato per il rimpatrio di Silvia Baraldini» con cui partecipa ai sit-in davanti all'ambasciata Usa per sollecitare il rimpatrio in Italia della terrorista dei «Black panther party» condannata a 43 anni di carcere.

E, sempre in quegli anni, da deputato, firma un'interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio per sollecitare «un intervento diretto sul Presidente Clinton in occasione della prossima visita in Italia, atto a sbloccare il caso Baraldini, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Strasburgo, ovvero con un'iniziativa umanitaria che ne consenta l'immediato ritorno in Italia». Quando si è però trattato di spendere una parola per Cesare Battisti, latitante di lusso in Brasile, Nichi ha perso l'uso della parola. Al congresso dell'Ig Metall di Berlino il governatore pugliese ha elegantemente glissato con l'ex presidente Lula. D'altronde, quello che pensava l'aveva già detto, e cioè che «dobbiamo consentire sempre che chi infranga le regole subisca la giusta pena, ma non so quanta giustizia ci sia quando intercorre un tempo così lungo».

La prescrizione del dolore, la nuova categoria giuridica di Nichi il rosso. In realtà ci sarebbe ancora da raccontare di quando Vendola, insieme alla lady comunista Ersilia Salvato, si schierò a favore di Pietro Manca, capo del gruppo estremista «Barbagia rossa», poi confluito nella colonna sarda delle Brigate rosse, per fargli ottenere un permesso premio, e di quando difese l'evasione dell'irriducibile bierre Marcello Ghiringhelli («una storia ancora tutta da accertare», disse) spiegando che una fuga, percentuali alla mano, non è poi un dramma.

Potremmo continuare a lungo con i suoi trascorsi oggi tristemente rinnegati, ma per restare all'attualità sarebbe buona cosa sapere cos'ha da dire il presidente comunista della Regione Puglia sull'assessore che si insedia quest'oggi nella giunta comunale di Livorno dove figura anche il suo assessore di Sel, Maurizio Bettini. Il nuovo arrivato si chiama Marco Solimano. È un ex terrorista di Prima Linea.

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