Caos eterno. Approcci e allontanamenti, adulazioni e bordate, dichiarazioni di intenti poi smentite dai fatti. Il centrosinistra continua a navigare nella confusione. Un giorno vengono proclamate le alleanze, il giorno dopo vengono prontamente smentite. E da lì partono poi le frecciate tra i contendenti della scena. Dopo le invettive che si sono lanciati reciprocamente Bersani e Grillo, l'ultima lite vede protagonisti Casini e Vendola.
Proprio gli stessi leader che in un tempo non lontano avevano provato ad avvicinarsi, salvo poi abbandonare per l'insurrezione delle rispettive basi elettorali. Adesso, i due se le danno di santa ragione. Il leader di Sel, che ha ufficializzato la sua candidatura alle prossime primarie (sempre che vengano fatte), ha espresso un giudizio tranchant nei confronti dell'Udc.
"Con Casini non si può governare il Paese, senza Casini prendiamo più voti. Il fronte progressista è più forte se si presenta con chiarezza". E l'alleanza con l'Udc renderebbe tutto più opaco, soprattutto se si pensa a temi dell'agenda politica quali la legge 40 , il matrimonio gay e il testamento biologico.
Dal canto suo, il leader Udc ha risposto a stretto giro di posta dal palco della Festa Democratica di Reggio Emilia: "Le dichiarazioni di Vendola mi confortano molto perché mi preoccuperei se volesse dei rapporti più stretti con me. Noi stiamo costruendo un'altra cosa che riguarda i moderati italiani. E' molto importante soprattutto dopo la presenza di Berlusconi come candidato premier, un mondo moderato che torna a parlare il linguaggio della responsabilità, della serietà, che presenta un'offerta politica che è alternativa alla destra populista e anche alla sinistra".
Insomma, Casini, dopo aver dimostrato interesse nei confronti di una eventuale alleanza con il Partito Democratico, adesso si dice sicuro di non aver così tanti punti di contatto con via del Nazareno e, nonostante esprima parole di stima nei confronti di Bersani, precisa che "mi meraviglierei se Bersani avesse detto che preferisce me a Vendola e forse mi avrebbe messo in imbarazzo perché la mia storia non ha niente a che fare con quella del Pd e se uno oggi dimentica la sua storia sacrificandola sull'altare della convenzia politica non va bene".
E infatti Bersani ha tenuto a ribadire che "Casini non è nel campo dei progressisti, faccio l'accordo con Vendola". Non la pensa così invece il capogruppo del suo partito. Dario Franceschini infatti ha spiegato che "Vendola è più vicino a noi perché è nel campo dell'Ulivo, dei progressisti che oggi non potendo utilizzare pezzi a sinistra e la mina vagante di Di Pietro si restringe a Vendola. Ma non basta: perché noi e Vendola possiamo fare alle elezioni il 35-40% ma non saremo mai maggioranza assoluta del paese. Secondo noi è possibile un percorso comune con l'Udc e in questa alleanza nessuno rinnega nulla". Insomma, i vertici del Pd non sembrano avere proprio le idee chiare.
Dall'altro lato, Vendola continua a nutrire la speranza che Antonio Di Pietro possa ancora essere incluso in una coalizione di centrosinistra, nonostante faccia "male ad attaccare il Quirinale perché bisogna costruire un programma e non creare macerie", perché comunque resta un interlocutore privilegiato della sinistra italiana, molto più di Casini. Ma Bersani almeno su questo sembra chiaro: "Io non posso dire agli italiani che faccio alleanze con chi mi insulta perché non ci crederebbero, non perché mi io mi offendo. Non crederebbero che è una cosa seria. E stavolta agli italiani bisogna dare una cosa seria", ha replicato il leader del Pd.
Se tutto questo non bastasse per rappresentare il caos insito nel centrosinistra, basterebbe aggiungere la "minaccia" della paventata lista arancione dei sindaci, il difficile rapporto con il leader Idv, Antonio Di Pietro o ancora la grana Matteo Renzi per il Pd. Il sindaco di Firenze è pronto a partire col suo camper per il tour elettorale in vista delle primarie.
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