RomaNessuna manovra, nessuna patrimoniale, proviamo a farcela da soli. Lo spread va su perché si avvicinano le elezioni e comunque oggi è più basso rispetto ai tempi Berlusconi. Ma il contagio della Spagna c'è e non da ieri. Il venerdì nero di Mario Monti, è iniziato di buon mattino, prima che i mercati si accanissero su azioni, titoli di stato e valuta. Il premier ha letto la rassegna stampa e ha trovato un numero di articoli non favorevoli superiore alla media, tra ipotesi di interventi sui conti in agosto, dossier tedeschi che raccomandano ai paesi indebitati prestito forzoso e patrimoniale, analisi sullo spread poco lusinghiere, fino a retroscena sui problemi nell'esecutivo. Tutto questo all'indomani del voto della Camera sul fiscal compact che aveva già sorpreso negativamente il premier (la maggioranza meno solida del solito e critiche bipartisan) e proprio nel giorno dell'Eurogruppo dedicato alla Spagna al quale i mercati hanno reagito male. Forse il premier già lo immaginava.
«Il contagio è in corso e non da oggi», ha ammesso rispondendo a chi, alla conferenza stampa del consiglio dei ministri, gli chiedeva se la Spagna ci avrebbe influenzato. La tesi di Monti è che non è solo la Spagna a portarci giù, ma il contagio colpisce i «Paesi legati sullo stesso carro», anche se alcuni «per ragioni storiche strutturali, non sono seduti sulla panca più centrale e solida di guida del carro medesimo». Inteso: a noi tocca stare nella coda, balliamo a ogni buca mentre i tedeschi sembrano saldi, fanno valere le loro decisioni, ma sono legati a noi.
Sull'andamento dello spread Monti si mette sulla difensiva: «Rispetto ai 574 punti di novembre 2011, oggi siamo credo a 490 e quindi c'è una riduzione», anche se «certamente deludente perché me la sarei aspettata più rilevante». All'attacco contro chi dice che l'andamento degli spread non è cambiato rispetto ai tempi di Silvio Berlusconi: «Gli italiani non si facciano fuorviare da interpretazioni fantasiose. C'è una diminuzione, ma ci vorrà ancora un po' di tempo». Poco dopo le agenzie battevano quota 500.
Monti dà la colpa dell'Europa che non si è dotata di «strumenti idonei», ma anche ai partiti italiani. Tra le cause c'è «l'incertezza politica sulla continuazione e il rafforzamento delle riforme strutturali» nel momento in cui si avvicinano le elezioni. Parole che la politica italiana ha preso male o ha interpretato come un segnale di debolezza. «Non me ne voglia presidente Monti - ha replicato Renato Brunetta - ma i governi legittimati dal popolo sono più credibili, più autorevoli dei governi tecnici». Per Francesco Boccia, del Pd «non è convincente Monti quando prova a spiegare il picco dello spread con l'incertezza del quadro politico. Il suo governo ha pieno mandato, come dimostra l'esperienza di questi mesi».
Un aiuto, probabilmente anche questo atteso, arriva dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble: «L'Italia non avrà problemi. L'Italia prende oggi le buone decisioni, che erano state respinte dal governo di Berlusconi. Mario Monti è una chance».
I messaggi del premier e di Schauble hanno come destinatario proprio la politica italiana. Serve stabilità, in cambio il governo non tornerà a tassare. «Non abbiamo alcuna intenzione di fare nuove manovre. Siamo sulla via programmata per il conseguimento degli obiettivi», assicura.
Poi la patrimoniale. «Non rientra nelle intenzioni del governo italiano. Questa voce non l'ho sentita».
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