Vorrei sapere come sarebbe stato possibile salvare il Paese e farlo crescere a ritmo veloce

RomaUn nonno chiamato Spread. Se le colpe dei nonni ricadono sui nipoti, come celia il premier Mario Monti di buon mattino su Raiuno, allora sarebbe giusto dare a Cesare quel che è di Cesare, e salvare quel piccolo innocente dal nomignolo che gli hanno affibbiato i compagni di asilo in virtù del celebre avo a Palazzo Chigi.
Attorno al termine che pare davvero un'ossessione montiana, e che gli italiani hanno imparato a conoscere (a proprie spese) proprio in concomitanza con l'avvento del Professore, si gioca l'ultima, complessa partita nella quale politica ed economia si fondono e confondono. È tra la paura dello spread e il suo opposto - rilanciato da Berlusconi nelle stesse ore dagli schermi di Canale 5 - che sembrano decidersi vari destini: quello della crisi europea, quello personale di Monti, le possibilità di rivincita del suo predecessore.
Monti è già in campo, anzi non ne è mai uscito, e si comincia a percepire con chiarezza. Profili di comunicazione compresi. Sceglie la platea generalista del mattino, casalinghe anziani disoccupati, per difendere l'operato del proprio governo e lanciare una campagna elettorale che avrà lo stile felpato, ma per nulla remissivo, cui ci ha abituati. Attacca con feroce sarcasmo chi l'ha preceduto al governo e lo critica oggi: «Ricetta alternativa? Sono curioso di sentirla, sarei felice di apprenderla, serviva un anno fa...». Punta molto sull'appoggio europeo, e in giornata arriverà l'ennesimo e diretto attestato di stima della Merkel («Sostengo Monti e le sue riforme») nonché l'appoggio del capogruppo del Ppe, Joseph Daul, che rinforza quanto già dal premier dichiarato a Oslo: «Far cadere Monti è stato un grave errore, combattiamo il populismo, non abbiamo bisogno di turbolenza o di politica-spettacolo».
Frasi da addetti ai lavori, forse, ma alla platea italiana ci pensa il Prof in diretta tv. Un tocco di familiarità, persino all'odioso spread, non guasta, ed ecco quindi l'aneddoto del nipotino che scopre dal tg che si parla di lui: «Quando ha sentito quella parola, ha detto alla mamma: “Ma spread sono io, all'asilo mi chiamano così!”. Non so perché hanno individuato lui». Morale da trarne: è il segno di quanto «il termine sia entrato nel linguaggio quotidiano».
Monti passa alla chiosa più approfondita. «L'impennata dello spread mi preoccupa. È un fenomeno da prendere con calma e freddezza, ma dobbiamo spazzare via alcuni miti, tipo che ciò che un Paese fa non influisce: abbiamo visto che nell'estate 2011, nonostante massicci interventi della Bce in difesa dei titoli italiani lo spread aumentava...». Poi, grazie al suo governo, è tornato sotto quello spagnolo. Ulteriore morale utile per gli elettori: «Spero che anche in questo non si trattino gli italiani come più sprovveduti di quanto siano». La piccola caduta professorale, che non inorgoglirà molti dei medesimi sprovveduti, viene rimediata tornando sul refrain di non trattare i cittadini «come sciocchi, ma come maturi».
Al «maturo» cittadino d'Italia non dovrà sfuggire, insomma, che non esistono «soluzioni un po' magiche» né sono possibili «ipersemplificazioni», che occorre diffidare da chi «segue istinti viscerali», dai «populisti» e da chi promette «ciò che non può essere mantenuto». Servirebbe «autodisciplina» da parte dei politici, si rammarica Monti, che riafferma il suo forte credo nell'Europa («un argine») e nei mercati: «Lì ci sono soggetti che cercano di fare i loro interessi, spesso senza scrupoli, ma non ci sono complotti di forze oscure».

Auspicherebbe che tutti ci credessero allo stesso modo e, con candida vanità, si pone la domanda («Ma perché tanto interesse al futuro di una persona ormai anziana?») e si dà pure la risposta: «Il mio futuro sarà orientare la testa della gente, quello che ho sempre fatto». Manco Montezemolo fosse Marzullo.

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