Il capo della Fdp Guido Westerwelle, considerato il prossimo capo della diplomazia tedesca, è contrario a un ritiro anticipato delle forze internazionali dall'Afghanistan. Westerwelle, 48 anni, vero trionfatore delle elezioni di domenica scorsa in Germania, non nasconde l'ambizione di diventare ministro degli Esteri tedesco, posto occupato da prestigiosi predecessori liberali.
In un'intervista alla rivista «Internationale Politik», in edicola questa settimana, il leader liberale ha parlato di argomenti che potrebbero competergli nel prossimo futuro: «Il nostro impegno in Afghanistan non è altruismo. Siamo là per proteggere la nostra stessa sicurezza». Secondo lui, «ritirarsi ora significherebbe abbandonare nuovamente il Paese a degli islamici radicali che terrorizzano il loro popolo prima di estendere il terrorismo al mondo intero».
«Dobbiamo arrivare il prima possibile a una situazione in cui gli afghani siano capaci di garantire la propria sicurezza per permettere lo sviluppo in altri settori. Avremo allora raggiunto il punto in cui potremo cominciare un ritiro per tappe della presenza militare internazionale».
La morte di decine di civili afgani in un attacco aereo della Nato chiesto dal un ufficiale tedesco ha rilanciato il dibattito sul calendario di ritiro delle truppe tedesche dal Paese centroasiatico. L'impegno militare in Afghanistan è molto impopolare non solo fra i tedeschi, ma anche in gran parte del mondo politico.
Tra le priorità in politica estera, Westerwelle cita «un processo di riconciliazione e di costruzione di alleanze» con i vicini orientali della Germania: «Vorrei vedere la stessa amicizia tra tedeschi e polacchi, come quella che esiste tra tedeschi e francesi», ha concluso.
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