C'è una presenza che dà ancora più luce al film italiano che sta battendo tutti i record di incasso. C'è ancora domani di Paola Cortellesi che, in queste ore, arriverà a superare la soglia «psicologica» dei 10 milioni di euro di incasso, cosa che non accadeva, per un film italiano, peraltro in bianco e nero, da Tolo Tolo di Checco Zalone all'inizio del 2020. Accanto a Paola Cortellesi nel ruolo di Delia c'è quello della figlia in procinto di maritarsi che conquista il cuore degli spettatori. A interpretare Marcella è un'attrice romana (anche di nome) emergente, Romana Maggiora Vergano, che il 21 novembre compirà 26 anni, ma, per portamento e una grazia senza tempo, sembra uscita proprio dal 1946, l'anno in cui si svolge il film.
Recentemente ha interpretato addirittura una sedicenne in Come le tartarughe di Monica Dugo.
«Questa della mia età apparente è una cosa che ho odiato perché avevo fretta di crescere, volevo interpretare donne più grandi ma poi le colleghe mi dicevano che c'è sempre tempo per farlo. Avevano ragione».
Ora ha appena finito di girare il nuovo film di Francesca Comencini sul padre Luigi, grande regista, e interpreterà proprio lei, ancora una volta figlia.
«Grazie a questo film ho scoperto che mi piace proprio essere figlia ed è pure cambiato il rapporto con i miei, io sempre criticona verso di loro, ora invece li cerco».
I suoi genitori che lavoro fanno?
«Sono medici, tutt'e due ginecologi».
Con una figlia attrice.
«In realtà mi sono preparata per i test di ingresso a Medicina. A scuola ero una gran secchiona e sapevo che sarei riuscita a passare perché sono anche determinata e precisa, schematica e pragmatica».
E invece.
«Ho avuto paura che poi mi sarei pentita della scelta e non ci sono andata. Mi sono iscritta a recitazione alla scuola Volontè di Roma e mia madre mi ha stupito perché era come sollevata, con mio papà è stato un po' più complicato perché avevo paura del suo giudizio».
E arriviamo a C'è ancora un domani, come è stata scelta?
«Con un provino, un'esperienza bella e pura, abbiamo fatto anche la meravigliosa scena finale che Paola Cortellesi non voleva svelare del tutto. Alla fine mi ha abbracciato in una maniera bellissima, ci siamo proprio trovate».
Durante le riprese avevate capito che sarebbe stato un successo?
«Ne eravamo convinti perché era già pieno di cuore e di testa, anima e sensibilità. È un film che mi rappresenta totalmente e che sta parlando al cuore delle persone che ora mi riconoscono per strada e mi confidano esperienze simili a quella della protagonista».
È un film che ha colto un certo spirito del tempo.
«Sì c'è una violenza fisica sulle donne su cui giustamente siamo tutti pronti a indignarci. Ma ce n'è una più sottile, con battute e commenti, che appartiene a tutte le classi sociali. Ma ci terrei a dire una cosa».
Prego.
«Il film parla anche tanto di amore, di Delia per la figlia, per l'amica. L'amore di spasimanti che corteggiano. C'è tanto amore sano che va ricordato e tutelato».
Prossimamente la vedremo anche su Rai 1 con La storia di Francesca Archibugi dal romanzo di Elsa Morante.
«È un ruolo piccolo ma molto significativo per me anche perché è il primo libro che mi ha regalato mia mamma. Sono stata felice di lavorare con Jasmine Trinca che è tra i miei punti di riferimenti cinematografici, anche come regista. Chissà che un giorno non mi chiami».
Ora si è presa un po' di vacanza?
«Macché, sto girando due serie tv di cui però non posso svelare nulla».
Ultimamente lavora solo con registe donne, mi dica il nome di un uomo con cui vorrebbe girare.
«Alessandro Aronadio, ho amato il suo Orecchie che è pure in bianco e nero».
E un ruolo che sogna?
«Di una persona molto devota o vicina al lato spirituale su cui mi sto interrogando molto ultimamente».
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