Io, senatore a vita, «costretto» a votare

Francesco Cossiga*

Caro Direttore,
ho letto con interesse le dichiarazioni rese al Corriere della Sera dalla collega senatore Elisabetta Casellati sulla sua proposta di legge costituzionale volta a togliere il diritto di voto ai senatori a vita, proposta con la quale, io pur «senatore pannolone», concordo pienamente avendone presentato anch’io una analoga all’inizio della legislatura. Se io dovessi ancora essere membro del Senato quando mai venisse all’esame dell’assemblea questa proposta di legge - ma non verrà mai perché sarà bloccata in commissione dalla maggioranza, perché mai una maggioranza voterà a favore di proposte che la riducano a minoranza, e questo vale anche per l’inutile riconteggio delle schede! -, io voterei certamente a favore. Non appena fu approvata la vigente legge elettorale voluta furbescamente e con successo dalla Casa delle Libertà su richiesta dell’Udc al fine di indebolire l’Unione e di creare una situazione di instabilità parlamentare, prevedendo come sarebbe andata a finire, proposi ai miei colleghi senatori a vita, per evitare che il nostro voto interferisse con la composizione elettiva del Senato e ne alterasse con il pieno carattere rappresentativo anche le maggioranze, di astenersi dal votare, almeno in sede di fiducia, qualora il nostro voto fosse stato determinante nel senso di trasformare una minoranza rappresentativa in una maggioranza parlamentare; ma la totalità dei colleghi non aderì alla mia proposta, ed io, per motivi di eguaglianza, mi conformai. Nella votazione a favore della legge finanziaria, io votai la fiducia per il principio della salus reipublicae, suprema lex esto. Avrei perfino votato anche se, non senatore, entrato abusivamente nell’aula, il presidente mi avesse incluso nella chiama. Ove io dovessi mai continuare a far parte del Senato, in attesa che si faccia chiarezza all’interno delle due coalizioni e che, dovendosi come extrema ratio ritornare alle urne si adottasse una nuova legge elettorale, io continuerei a votare se sempre ricorresse la su citata suprema lex o se fossero in gioco principi e valori che anch’io, «cattolico infante», ritenessi «non negoziabili», perché per me anche la legge della salus animarum e la salus moralis civitatis etiam hominum, suprema lex esto. Ma questo atteggiamento avrà naturalmente un limite nella... decenza politica e istituzionale e nel rispetto delle regole della democrazia rappresentativa. Ché d’altronde non credo che neanche recherei danno al governo dell’amico Romano Prodi, perché certo il centrosinistra starà esplorando seriamente i modi di estendere la sua maggioranza e la nuova politica di Pier Ferdinando Casini gliene dà al limite una seria prospettiva. Eppoi vi è sempre il rimedio estremo, duro ma assolutamente legittimo, di far votare il presidente del Senato, che è stato eletto senatore dal popolo. Il non votare non è prescritto né dalla Costituzione né dal regolamento, si tratta solo di una semplice usanza, già derogata dal fatto che egli si computa ai fini del numero legale. D’altronde, questa innovazione sarebbe in linea con l’evoluzione dell’istituto che ha portato le presidenze d’assemblea dall’essere organi di garanzia a organi di cogestione dell’indirizzo politico-legislativo della maggioranza, talché essi prendono parte ai dibattiti politici ed esprimono opinioni e giudizi su argomenti sottoposti o che saranno sottoposti all’esame e all’approvazione dell’assemblea da loro presieduta. Vi è poi un illustre precedente.

Nel Senato del Regno di Sardegna, il presidente del Senato del Regno, il sardo barone Manno, poiché rischiava di essere bocciata una mozione a favore della politica estera del governo Cavour, a favore del processo di unificazione nazionale, si fece per un brevissimo tempo sostituire nella presidenza della seduta e partecipò al voto, votando a favore della mozione. E penso che per l’amico Franco Marini, la causa del centrosinistra sia «per la salvezza dell'Italia democratica», di valore almeno pari a quella dell'unità nazionale.
*Presidente emerito
della Repubblica

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