«Io, un sesso-maniaco per non annoiarmi vado con le prostitute»

L’erede di casa Savoia: «Volevo cambiare. Io sono un cacciatore... così pago e ho chiuso. Non ci sono amanti né niente. È come andare al cinema»

Gianluigi Nuzzi

nostro inviato a Potenza

Dalle tangenti alle prostitute: all'inizio Vittorio Emanuele nel suo interrogatorio davanti al gip Alberto Iannuzzi si mostra ottimista, «Siamo qui per arrangiare una cosa», ma poi s'innervosisce, «Le accuse? Una montagna», piomba come nel vuoto, inciampa sulle accuse e confessa. Una catena di ammissioni, confida di essere malato di sesso e che sapeva delle prostitute e dei soldi in nero al Casinò.
Quel siciliano

in gommone
Il principe conosce Ugo Bonazza, titolare di slot machine e che cercava di ottenere i permessi dai Monopoli pagando tangenti, ndr), per caso all'isola di Cavallo. Dopo qualche giro in gommone insieme mostra il vero interesse: «Mi dice: "Sa le devo presentare un siciliano molto importante, il Migliardi, può essere utile per l'Ordine", il mio Ordine, San Maurizio e Lazzaro, che è il più vecchio d'Italia». Passano dei giorni e si incontrano a una festa a Campione: «Lui arriva, me lo presentano e dice: "Sa, lui ci tiene tanto, lui fa questo…" poi tira fuori una busta bianca e me la dà in mano e dice: "Questa è per la mia missione più un piccolo dono all'Ordine". Allora io l'ho data alla mia segretaria Regina, ci ho guardato dentro, c'erano mille euro; ho detto: "Grazie, la ringrazio, le scriverò una lettera di ringraziamento". Poi, era accanto a me: "Sa io mi occupo di macchinette, di slot machine nei Casinò, avrei bisogno di un suo aiuto a Roma…". Scusi pubblico ministero chi è che dà quelle cose lì, quei nulla osta?».
Pm: «I Monopoli di Stato».
VE: «I Monopoli. E io ho detto: "Ma io non so neanche dove sia, non conosco nessuno", lì c'era De Luca (faccendiere, anche lui tra gli arrestati ndr), il quale dice: "Faccio io, conosco tutti", e lui ha fatto e da quel giorno… ».
Gip: «Mi tolga una curiosità ma lei fa l'imprenditore?».
VE: «Sì, ossia lavoro anche con delle banche a Ginevra, lavoriamo con un sacco di altre cose, ad esempio vendiamo anche degli aeroplani… ».
Gip: «Ha mai ricevuto soldi?»
VE: «No, le ho detto gli unici sono quelli là».
Gip: «Migliardi consegna a De Luca, all'aeroporto di Catania, una busta contenente 20mila euro… Questa somma doveva essere divisa cioè solo una parte andava a lei».
VE: «Io non ho ricevuto niente. L'unica che ho avuto sono quei 2.000 dal Migliardi nel giardino. Non è per una somma così che vado a fare una cosa del genere».
Il fax per le tangenti
Dalle intercettazioni sembra che il principe pressasse i suoi amici per le autorizzazioni, ma lui reagisce stizzito: «Non avevo mica bisogno dei soldi sa? Se pressavo è perché volevo partire». Poi gli viene contestato il fax di De Luca all'uscita del Monopolio: «Ho concluso l'iter, ho detto che sarei stato generoso, ho usato la stessa espressione di V.E. Valuta tu in piena coscienza come vuoi anticipare ora e saldare i primi della prossima settimana a questi due amici. Attendo tue istruzioni». Ma lui non sbotta.
VE: «Mi dice la data e a chi lo manda?».
Gip: «Lo manda il 27 gennaio 2005 a Bonazza e a lei come capo».
VE: «Come capo!».
Gip: «Così la chiamano: il capo».
VE: «Io sono stato messo totalmente al di fuori di questo!»
Gip: «Con V.E. a chi si riferisce?»
VE: «Sono io».
Gip: «Quindi è lei?».
VE: «Certo, sì l'ho scritto anche sulla camicia!».
PM: «Tagliamo la testa al toro, ci sono delle intercettazioni che dicono il contrario di quanto sta dicendo il principe. A maggio a De Luca, Vittorio Emanuele dice "Mi raccomando, mi interesserebbe molto avere qualcosa ancora da Roma"... ».
VE: «Qualcosa in soldi o qualcos'altro?».
Gip: «Soldi, alimenti, non so, abbigliamento? Lei chiede anche a De Luca: "Ha potuto fare qualcosa a Roma?". A cosa si riferisce?»
VE: «Ho chiesto ad Achille che è un bel ragazzo».
Gip: «L'abbiamo conosciuto».
VE: «Se mi trovi una ragazza, così, sai, la pago, botta e risposta e se ne va e basta».
PM: «Quindi il "qualcosa" è una ragazza?».
VE: «Be’ sì perché mica posso dire davanti a mia moglie "portami qualcosa"».
PM: «Principe, però questo non è credibile».
Gip: «Tramite De Luca, avete comunque mandato dal direttore del Monopolio».
VE: «Sì ma non è detto che sia arrivato con una valigia di soldi».
Quei 470 fucili
Gip: «Risulta che lei quando passava la dogana, in alcune occasioni, per evitare il controllo di ciò che viaggiava a bordo della sua autovettura, pagava qualcosa al poliziotto della dogana».
VE: «Ma quale dogana?»
GIP.: «Credo quando andava in Svizzera e torna da Milano».
VE: «Faccio il Monte Bianco».
PM: «Chi pagava, chi dava soldi a quello delle dogane?».
VE: «Non ho mai dato dei soldi... ».
PM: «Però lo dice nelle intercettazioni. Tramite Picco, chi è Picco?»
VE: «Il nostro meccanico, Virgilio Picco. Allora c'è la dogana di Monire, c'è quella accanto; a quella accanto al 99% non c'è mai nessuno. Noi cosa portiamo? Ci sono i vestiti di mia moglie - qualcheduno e anche qualche molto - l'ultima volta avevamo delle sedie, anche dei piatti comprati a Milano, tolgo il sedile di dietro della macchina».
Pm: «Forse anche armi che vi regala Beretta quando andate da Beretta?».
VE: «Sì, guardi per la questione delle armi io sono il più grande esperto che esista e ho tutto in regola. Prima di tutto di armi ne ho 470. Io vado a caccia, sono invitato da Della Gherardesca a caccia anche ora, prendo i miei fucili, con il lasciapassare firmato dal Consolato vado al confine dai carabinieri, mi chiedono per quanto i fucili staranno in Italia, rispondo "una piccola settimana", "bene", timbro e riparto… ».
Droga alla frontiera
Gip: «In una conversazione dice: "Io sono a Milano, io rientro, volevo sapere se il nostro amico giovedì è alla frontiera", quando poi sa che c'è dice "mi fa passare?" e questo "Oui, oui", "perché ho dei vestiti di mia moglie ecc, ecc"... ».
VE: «"Ecc, ecc", cosa crede lei? Che io porto armi, droga?».
Gip: «Non so, ce lo deve dire lei».
VE: «Si rende conto che significa portare un'arma in Italia? Altro che voi! Se mi beccano con un revolver vado direttamente dentro!».
Gip: «Anche noi».
VE: «La mettono al muro? Non lo dica due volte se no gliene mettiamo una in macchina. Dico, è pericolosissimo, e bisogna fare le cose serie!».
Gip: «Ma questo amico alla frontiera cosa doveva fare?»
VE: «Per non pagare l'Iva sui vestiti di mia moglie».
Gip: «Solo l'Iva?»
VE: «Sì glielo assicuro. Io ho la detax, sa cos'è? Essendo mia moglie svizzera paga la detax e le ridanno un sacco di soldi. Quando compra in Francia o Italia qualunque oggetto, le riempiono una cosa della tassa e quando arriva in Svizzera gliela rimborsano».
Gip: «Ma in un'intercettazione dice "poi le devo 900mila"... "così facciamo i conti appena torniamo", lei fa il riferimento al pagamento di una... ».
VE: «Vuole saperlo? Lui mi pulisce il giardino, la piscina e il nostro barbecue... Le dogane in Svizzera sono come, sa com'è tra l'Italia e la Francia?»
Pm: «1.439»
VE: «Franchi svizzeri?
Pm: «No, (sic!) pagina dell'ordinanza... E la telefonata dove chiede "Dove è il fucile?"»
VE: «Avevamo sloggiato da Gstaad e abbiamo portato giù un sacco di roba; si chiude lo chalet e si porta via un sacco di roba. Lì c'era un fucile da caccia, uno antico e una spada e me le sono riportate a Ginevra».
Gip: «Dava qualcosa a questi ispettori?»
VE: «No mai, in quella telefonata si riferivano a un cres con il simbolo dei Savoia. Mai, sennò avrei offerto un bicchiere a tutti quanti, perché tutti quanti volevano una fotografia, tutti insieme. (…) Quando mia moglie Marina dice che è disperata, è perché ha paura che ci fermino per pagare l'Iva. Va anche bene ma si perdono due ore!».
«Sesso-maniaco»
Pm: «Principe, queste donne che lei chiedeva a Bonazza, Rizzani, queste prostitute… come mai questa ossessione nel chiedere questi incontri con prostitute?»
VE: «Sono un "sesso-maniaco"».
Pm: «Poi dava anche delle preferenze: bionda, bruna… ».
VE: «Mi lasci raccontare: il 99% non c'era niente perché non era a punto, portarla dove? C'era mia moglie... poi una volta mi ha portato uno scorfano tale che gli ho detto: "La Madonna, grazie signorina, va benissimo!"».
Pm: «A parte gli scherzi, lei dava anche delle indicazioni fisiche, preferiva bionde, brune».
VE: «Sì per cambiare, vedere, perché certe volte uno cerca una bruna… io sono sposato da 45 anni con mia moglie, sono contento ma sono cacciatore e di tanto in tanto mi piace anche sparare. Così basta: pago e chiuso. Non ci sono amanti non c'è niente. E come andare al cinema!».
Gip: «Ma va spesso al cinema?».
VE: «No, ormai con la televisione... Al cinema a Gstaad, perché è un cinema comodo, cambia tutti i giorni».
Gip: «Lei mi sembra che avesse un appuntamento galante anche quando è stato arrestato, un appuntamento con due ragazze».
VE: «Due?»
Gip: «Sì»
VE: «Ammazza…! No»
Gip: «C'è una telefonata in cui lei dice che il pomeriggio in cui è stato arrestato doveva incontrare due ragazze in un albergo da quelle parti».
VE.: «Sono ancora quelle cose che non funzionano perché arrivano, bisogna fare la fotografia... ».
Gip: «Vogliono pure farsi fare la fotografia?»
VE: «Ma sì tutti… No, poi… ».
Gip: «Ma poi queste prostitute chi le paga? Lei, Migliardi o Bonazza?»
VE: «No pago io. Sono tirchi. Anch'io sono tirchio».
Gip: «In un caso in cui non è stato soddisfatto di una prostituta che si è presa i soldi in anticipo, 500 euro, Lei perché ogni tanto vuole mandare Migliardi da qualcuno per dargli una lezione? Prima dalla prostituta poi da Regolo?».
VE: «Io non ho mai picchiato una donna. Lo chieda a mia moglie intanto».
Gip: «Perché ogni tanto dice a Bonazza "Bisogna dire a Migliardi che bisogna dare una lezione a Regolo?"».
VE: «Regolo me ne ha fatte di tutti i colori».
Gip: «Ma perché lei pensa proprio a Migliardi come picchiatore?»
VE: «Avrò detto così a lui perché so che è un Ercole, un Ercole terribile!»
Gip: «Migliardi?»
VE: «No, lui cade da solo, dicevo per scherzo!»
I 60mila euro
Gip: «Migliardi dice che lei gli ha fregato un sacco di soldi, 50-60mila euro gli ha fregato!»
VE: «Di beneficenza quanto mi ha dato già l'ho detto, mi ha dato poi due colazioni ma soldi mai, mi ha dato così 10mila euro che ho messo nel fondo nel mio Ordine. Diecimila fanno i mille franchi svizzeri di prima, ricevuti al Villa d'Este».
Gip: «Quelli in cui c'è la fotografia?
VE: «Sì. Noi li diamo in beneficenza. So che per un pranzo bene organizzato da mia moglie noi guadagniamo più di 120-130mila franchi svizzeri, 150mila euro? Facciamo quello e va nell'Ordine, noi facciamo la beneficenza al Gaslini (ospedale, ndr)».
Primo attimo di tensione. Il legale Lodovico Isolabella chiede di chiudere l'interrogatorio e critica il principe indicando Woodcock: «Lui è il nemico. Non si faccia illudere, è uno dei nemici… è quasi peggio di De Luca».
Soldi in nero

al sindaco
Nella filone dei procacciatori d'affari ingaggiati per i Casinò con percentuali sui guadagni, Vittorio Emanuele tira in ballo il manager dello spettacolo Lele Mora: «Il primo era Lele Mora ma siccome non portava nessuno, sa lui è nell'ambito dei reality, hanno detto non va bene - Mi dissero: "Se lei porta gente può avere una percentuale", ma ho risposto che non gioco. Allora organizzo un Capitolo, una riunione del nostro Ordine, mille persone con sconto e commissione che rimettiamo all'Ordine». Woodcock non gli crede, dice al principe che «assume un atteggiamento confusionario». Incalza anche il gip: «Principe, tra una risata e l'altra ci sta prendendo in giro!». È un momento di tensione:
Pm: «La lascio parlare, ma lei non deve pensare che chi l'ascolta è sciocco».
VE: «Salmoiraghi mi chiese di dargli una mano a gestire il Casinò et voilà... Ci disse che l'affare sarebbe stato diviso in quattro».
Pm: «Quattro chi?»
VE: «Io, Salmoiraghi, Bonazza e Rizzani… Ma non facciamo gli interrogatori "alla Gestapo" qui, e lei non urli tanto. Sì i telefoni erano i più intercettati, la prossima volta manderemo messaggi a cavallo!».
Pm: «Eravate quattro? Anche i moschettieri erano quattro!».
VE: «Ci avevano chiesto di fare il lancio del Casinò nuovo, dovevamo portate più gente possibile… loro mi adoperavano come specchietto delle allodole!»
Gip: «Spendevano la sua influenza?»
VE: «Sì l'avevano sempre fatto: "Viene il principe, viene la principessa, viene il principino, li mettiamo a una tavola di Black Jack"... ma io non so giocare... ».
Gip: «Il sindaco oltre alla commissione voleva qualcosa in cambio?».
VE: «Sicuramente, ma si vergognava a parlarne con me, ne ha parlato con Rizzani e Bonazza… C'è poi una cosa: voi dite che io portavo delle prostitute ma... ».
Gip: «Lasciamo stare».
VE: «Vorrei sapere dove le trovate così ci vado anche io! Guardi chi fa da sé fa per tre...ma poi domattina non è che dice che Vittorio Emanuele andava a puttane tutto il tempo?».
Pm: «È scontato, mica andiamo a dirlo a sua moglie!».
VE: «Nemmeno a Novella 2000, è la stessa cosa».
Le starlette affittate
Gip: «E la Tosic Vesna la conosce? (quella che avrebbe gestito tutte le prostitute, ndr)».
VE: «No, mai vista, doveva venire a Cavallo ma aveva il bambino ammalato, un'altra volta a Milano ma era a Torino. Nemmeno esiste quella lì… Sia chiaro: fare il magnaccia non mi è mai piaciuto!».
Gip: «Lei no, più che altro Bonazza!».
VE: «Io mai avrei portato una, o una macchina, o una macchina di "puchianche" per portarle lì e metterle lì… Io non mi vanto sono un poveretto ma certe cose non mi passano per la testa!».
Gip: «Quindi non ha mai parlato di questo fatto?».
VE: «Disse che ci sarebbero state delle veline, ma ci sono ovunque: si affittano vengono e basta».
Gip: «Veline che avrebbero dovuto fare?»
VE: «Mica troie, sono serie. Non fanno niente, tititì, ballano e poi se ne vanno!».

E l'ultima ammissione: il principe ammette che in alcune telefonate con Bonazza ci si organizzava per far arrivare ai clienti anche delle "donnine": «Il cliente sì ma io no, perché in casa la sera "nix"! Non passo una serata fuori oppure anche mia moglie… Al Casinò poi era come se lei va al night club: paga, trova, ci sono queste e le porta via».
Pm: «Al night scatta l'associazione a delinquere per sfruttamento della prostituzione».
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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