Per gli estremisti iracheni sul suolo di Bagdad c'è un nuovo nemico. Sono gli omosessuali di religione islamica, che sempre più vengono braccati, aggrediti e spesso anche uccisi. Il motivo? «Stanno distruggendo l'islam e vogliono sporcare la reputazione che abbiamo costruito in secoli», ha spiegato Abu Hamizi, ventiduenne membro di un gruppo che si dedica alla «caccia agli omosessuali». E che li bracca in uno dei pochi posti in cui i gay iracheni pensavano di essere al sicuro, il web.
Come ha raccontato il domenicale inglese The Observer, Hamizi, laureato in scienze del computer, passa almeno sei ore al giorno nelle chat e sui siti Internet dedicati agli incontri, perché «è il modo più semplice di trovarli». E dopo averli trovati, per organizzare un appuntamento, fingendo magari interesse, prima di aggredirli e, sempre più spesso, ucciderli. Sempre più spesso perché, dall'inizio dell'anno, gli omosessuali uccisi in Irak sono oltre 130, 70 solo negli ultimi cinque mesi.
«Gli animali meritano più pietà delle persone luride che praticano questi atti sessualmente depravati», sostiene. «Facciamo in modo che sappiano perché sono stati catturati e diamo loro la possibilità di chiedere il perdono di Dio, prima di essere uccisi». E prima di, secondo quello che per loro è un rituale di purificazione, torturarli.
La prima denuncia del fenomeno all'opinione pubblica internazionale è arrivata dall'organizzazione non governativa Human Rights Watch, che ha rivelato come «centinaia di gay o semplicemente persone sospettate di essere tali sono state uccise dalle milizie che da gennaio imperversano a Bagdad e in altre città irachene». Spiegando anche che «capelli troppo lunghi, pantaloni attillati o anche solo semplici pettegolezzi sono diventati una possibile sentenza di morte» che arriva a punire qualcosa che in realtà, in Irak, non è reato.
Le relazioni omosessuali consensuali tra adulti non sono proibite dalla legge, e anzi, durante gli anni ’60 e ’70 il Paese era noto per essere liberale in questo campo, ma ora, secondo l'Ong, il governo «non fa nulla per
fermare questi omicidi». Sempre stando alle 67 pagine del rapporto, le esecuzioni sarebbero perpetrate da uomini legati alla milizia sciita nota come l'«Esercito del Mahdi», e che si ritiene vicina al premier Nuri al-Maliki.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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