Iraq, inglese liberato dopo due anni e mezzo di terrore

Un tecnico informatico britannico rapito oltre due anni mezzo fa a Baghdad, Peter Moore, è stato rilasciato il 30 dicembre ed è in buona salute: lo hanno annunciato con soddisfazione sia il governo iracheno che quello britannico.
Meno fortunatì sono stati gli altri quattro britannici, le sue guardie del corpo, che il giorno del sequestro, il 29 maggio del 2007, vennero prelevati con lui, nel ministero delle finanze, da una almeno quarantina di miliziani armati. I cadaveri di due di essi, Jeson Creswell e Jason Swindlehurst, sono stati ritrovati a giugno di quest'anno, mentre quello di un terzo, Alec Maclachlan, è stato restituito alle autorità britanniche a settembre. Ancora ignota è invece la sorte del quarto, Alan McMenemy, ma si ritiene che sia morto.
Il sequestro venne rivendicato, con la consueta serie di video-messaggi diffusi via internet, da un'organizzazione terroristica minore, la «Islamic Shia Resistance in Iraq», che per la liberazione dei cinque ostaggi chiedeva il rilascio di nove membri dello stesso gruppo catturati dagli americani all'inizio del 2007. Tra i nove prigionieri vi era anche il leader sciita Laith al-Khazali, consegnato dagli americani alle autorità irachene e rilasciato il 6 giugno di quest'anno. Baghdad «ha sempre sostenuto gli sforzi per liberare tutti gli ostaggi», ha detto il portavoce del governo Ali al-Dabbagh sostenendo che la liberazione di Moore «rientra nel quadro degli sforzi del governo iracheno per pervenire a una rionciliazione nazionale».


A Londra, il premier Gordon Brown ha affermato che «l'intera Nazione condivide con la famiglia Moore la gioia per il rilascio di Peter», mentre il ministro degli esteri David Miliband ha affermato che l'ormai ex ostaggio «è in buone condizioni di salute, nonostante i molti mesi in cattività. Ora viene sottoposto a controlli medici, ma si riunirà con la sua famiglia il più presto possibile».

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