Gli irriducibili della Guerra santa in Nord Africa

I primi atti di guerriglia negli anni ’90 Centinaia di fiancheggiatori in Europa

Un capo che ha giurato fedeltà eterna a Osama Bin Laden, militanti annidati in Europa, l’aspirazione di controllare tutti i movimenti della guerra santa islamica in Nord Africa sono i pericolosi connotati dell’Al Qaida del Maghreb. L’organizzazione terroristica che ha rivendicato il massacro di ieri ad Algeri e adotta una tattica stragista simile a quella dei tagliagole jihadisti in Irak.
L’«Al Qaida nella terra del Maghreb islamico» è nata nel settembre dello scorso anno con un annuncio di Ayman al Zawahiri, il braccio destro di Osama. In pratica il nocciolo duro del «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento», che continuava a insanguinare l’Algeria, si era arruolato in Al Qaida. Nell’atto di sottomissione pronunciato l’11 settembre 2006, il leader della formazione terrorista, Abdelmalek Droukdel, alias Abou Moussab Abdelwadoud, giurava fedeltà allo sceicco Bin Laden. «Siamo soldati ai suoi ordini», sosteneva Droukdel invitando tutti i movimenti jihadisti del Nord Africa a unirsi ad Al Qaida.
Il capo dei terroristi algerini, 35 anni, è laureato. Si è fatto le ossa arruolandosi nel 1995 nel Gia, il «Gruppo islamico algerino», che per primo cominciò la lotta armata. Il 4 dicembre gli Usa hanno congelato i beni di Droukdel e di quelli dei suoi accoliti. A centinaia sarebbero annidati in Europa con l’obiettivo di finanziare la lotta armata in Algeria e reclutare kamikaze.
In patria la repressione e l’amnistia hanno piegato molti irriducibili. All’inizio dell’anno, quando ha cominciato ad agire, Al Qaida del Maghreb poteva contare su circa 500 elementi. Si pensava fosse una sorta di trovata pubblicitaria per attirare fondi e proseliti, dopo che l’integralismo islamico aveva perso la sanguinosa guerra con il governo di Algeri costata negli anni Novanta 150mila morti.
Invece i terroristi si sono riorganizzati. L’11 aprile scorso, 33 persone sono morte in un triplice attacco ad Algeri. La nuova costola della rete del terrore di Bin Laden è responsabile anche di un attacco kamikaze a Batna, il 6 settembre scorso, che causa 20 morti e 107 feriti, e di un altro con un’auto-bomba due giorni dopo a Dellys: 37 le persone che perdono la vita. L’obiettivo di Batna era il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika, in visita alla città.
I servizi di sicurezza hanno arrestato o ucciso i principali responsabili degli attentati. Il colpo che sembrava fatale è arrivato in novembre con la cattura di Abu Bassir, l’emiro di Al Qaida ad Algeri. Nell’operazione vengono sequestrati 800 chili di esplosivo. La deriva stragista è criticata da esponenti di spicco come Abdelkader Ben Messoud, che esce dal gruppo.

Nonostante divisioni e retate «Al Qaida del Maghreb» continuerebbe a godere di rifugi sicuri, oltre a campi di addestramento, nel Sahel e nel nord del Mali. Ieri i terroristi hanno voluto dare un segnale forte con l’ennesima strage scattata ancora una volta l’11 del mese.
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