Israele adesso punta il mirino su Haniyeh

L’avviso: «Nessun capo di Hamas è immune da attacchi». Risposta: la pagherete cara

Israele adesso punta il mirino su Haniyeh

Israele è pronto a colpire il primo ministro palestinese Ismail Haniyeh, leader di Hamas, se continueranno i lanci di razzi contro le città ebraiche. Non solo: la Difesa israeliana sta preparando i piani per una massiccia offensiva terrestre nella striscia di Gaza con l’obiettivo di rendere inoffensive le officine dove si fabbricano i razzi e i nuclei di terroristi.
Alla domanda se Haniyeh facesse parte della lista di obiettivi mirati, il viceministro della Difesa israeliano, Ephraim Sneh, ha risposto: «Mettiamola così: nessuno nella cerchia dei comandanti e dei leader di Hamas è immune da un attacco». Quindi neppure il primo ministro palestinese. «Che cos’è che fa Hamas? - ha proseguito Sneh - Fornisce l’approvazione operativa a chi combatte. Quando qualcuno predica che Israele deve essere distrutto, non è un politico ma un terrorista in giacca e cravatta».
La risposta di Hamas non si è fatta attendere. Il portavoce del movimento oltranzista, Sami Abu Zhuri, ha replicato che «qualsiasi attacco al primo ministro Haniyeh, o qualsiasi altro leader di Hamas, significherebbe cambiare le regole del gioco. L’occupatore (Israele) dovrà tenersi pronto a pagare un prezzo senza precedenti».
Nell’ultima settimana sono stati lanciati da Gaza 150 missili palestinesi, che lunedì hanno provocato la prima vittima nella città di Sderot. Il premier israeliano Ehud Olmert ha detto, proprio visitando la città, che «non è così semplice rispondere al lancio dei Qassam», i razzi palestinesi. Poche ore prima gli abitanti erano scesi in piazza infuriati prendendo d’assalto il municipio e bruciando delle fotografie di Olmert, accusato di far troppo poco contro i «bombardamenti» palestinesi. In realtà l’aviazione israeliana sta lanciando da giorni raid mirati sulla striscia di Gaza. Gli attacchi hanno causato 34 vittime fra i palestinesi, 23 dei quali militanti dei gruppi armati. Ieri gli israeliani hanno colpito un palazzo che funge da alloggio per gli agenti della cosiddetta «Forza esecutiva», il braccio armato del governo guidato dal leader di Hamas, in contrapposizione alla «guardia presidenziale» di Abu Mazen. Il palazzo era stato evacuato, ma un passante sarebbe rimasto vittima dell’attacco.
Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ieri doveva recarsi a Gaza per incontrare il primo ministro Haniyeh. L’obiettivo era allentare la tensione con Israele e consolidare la fragile tregua fra le fazioni palestinesi. L’incontro è stato annullato all’ultimo minuto per motivi di sicurezza. I militari israeliani hanno inoltre chiuso i valichi della Cisgiordania per la festa ebraica della Pentecoste temendo l’infiltrazione di kamikaze. Ieri sono state rese note due fatwe, ovvero precetti religiosi, lanciate in relazione al conflitto fra palestinesi e con gli israeliani. La prima è stata emanata dal poco conosciuto sceicco Shaker al-Hiran: in pratica l’uccisione di membri di Hamas viene considerato «un gesto santo». Gli estremisti palestinesi sono bollati come Khawariji, un antico gruppo di ribelli musulmani non arabi. Il riferimento è alla guerra intestina che contrappone gli uomini di Hamas ai palestinesi di Al Fatah.

Il mufti di Nablus, invece, ha lanciato una fatwa contro la barriere difensiva che divide Israele dalla Cisgiordania. Non tanto per il muro, ma contro i palestinesi che oseranno chiedere un risarcimento agli odiati israeliani, per le terre confiscate.

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