Jail alla Nato: "Niente caschi blu" E dà l'ultimatum ai lealisti di Sirte

Nel giorno in cui Muhammar Gheddafi avrebbe festeggiato il 42esimo anniversario del golpe che lo portò al potere, il presidente del Comitato nazionale transitorio, Mustafà Abdel Jalil, ha dato l’ultimatum ai fedeli del vecchio regime che ancora resistono a Sirte, sempre martellata dalla coalizione guidata dalla Nato, e in altri centri: arrendetevi entro sabato o risolveremo la questione con le armi. E ha annunciato di aver concordato con gli alleati che la nuova Libia «non ha bisogno di alcuna forza, internazionale o musulmana, per mantenere la sicurezza».

Il ministro dell’Interno del Cnt, infatti, avrebbe avviato un piano per disarmare la popolazione e riunire tutte le milizie sotto un comando unico, quello del Consiglio militare insediato a Tripoli. Nonostante questo, l’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani resta prudente. Attraverso il portavoce ha invitato le parti in conflitto «ad astenersi da ulteriori violazioni dei diritti e da atti di ritorsione». Questioni sicuramente poco rilevanti per i governanti iraniani, che sebbene non abbiano ancora riconosciuto il Cnt hanno invitato Jalil a Teheran «alla prima occasione». Molta attenzione alla situazione libica anche in Israele, da dove giunge una conferma, al di sopra di ogni sospetto, dei legami fra al Qaida e i ribelli, dei quali ha parlato alla radio militare israeliana Ahmed Shabani, storico oppositore di Gheddafi.

Tornando ai cambi di regime provocati dalle guerre civili, essi non producono le stesse conseguenze su tutti gli sconfitti. Per tanti «pesci piccoli» che finiscono uccisi o imprigionati senza poter dire una parola a propria discolpa, ci sono anche tanti «pesci grossi» ai quali riesce con pieno successo il cosiddetto salto della quaglia. Per dire se questo è il caso di Albarrani Shkal è ancora presto. Ma già si deve registrare la protesta andata in scena a Misurata, dove circa 500 persone hanno manifestato in piazza per urlare la loro rabbia contro la decisione del Cnt di nominare un ex generale del regime, Albarrani Shkal, capo della sicurezza di Tripoli che aveva preso parte all’assedio della città.

«Il sangue dei martiri è stato tradito», hanno gridato gli abitanti di Misurata durante quella che dovrebbe essere la prima protesta anti-Cnt.

E il Consiglio cittadino ha avvertito che se la nomina sarà confermata le unità ribelli di Misurata, attualmente schierate nella capitale, si rifiuteranno di eseguire gli ordini. Il Cnt, però, sostiene che il generale era passato dalla parte degli insorti, in segreto, in maggio e da allora aveva fatto pervenire a Bengasi informazioni preziose.

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