MadridEra un momento magico per il club biancoazzurro di Barcellona e per lo stesso Daniel Jarque: l'Espanyol aveva infatti inaugurato solo una settimana fa il nuovo stadio di Cornellà (nella periferia di Barcellona) con una partita contro il Liverpool che si era trasformata in una maxi-fiesta per celebrare il ritorno ad uno stadio proprio, dopo anni di esilio. E Dani, classe 1983, era appena stato nominato capitano della squadra, quella a cui aveva dedicato tutta la vita, dall'allenatore Mauricio Pochettino. Con questa atmosfera i Pericos erano andati in ritiro a Coverciano per prepararsi alla prossima stagione senza sapere che sarebbero dovuti tornare proprio senza il capitano.
Dani Jarque è infatti caduto a terra sabato sera, mentre parlava al telefono con la propria moglie dalla quale aspettava un figlio. Dopo l'allenamento i compagni erano usciti a fare una passeggiata, ma lui aveva rifiutato perché si sentiva stanco. Poco dopo è arrivato l'attacco cardiaco contro il quale nulla hanno potuto i defibrillatori e le iniezioni di adrenalina usati dai medici della squadra e dal personale dell'ambulanza arrivata sul posto. Il difensore dell'Espanyol non si è più ripreso. Oggi a Firenze avrà luogo l'autopsia che stabilirà cosa esattamente ha ucciso il ragazzo di 26 anni, nel pieno della sua forza fisica e della sua carriera sportiva.
La Spagna si è risvegliata ieri sotto shock per la notizia che ha fatto subito balzare indietro la memoria di tutti gli aficionados all'agosto di 2 anni fa, quando una serie di attacchi cardiaci falciarono la vita di un altro giovanissimo calciatore spagnolo: Antonio Puerta. In quel caso il giocatore del Siviglia cadde sotto gli occhi dei tifosi mentre disputava una partita contro il Getafe. Aveva 22 anni. Puerta si accasciò sull'erba, i medici riuscirono a farlo rialzare in piedi a bordo del campo, ma il suo destino era già segnato. Negli spogliatoi il giovane calciatore soffrì altre crisi cardiache, che gli furono fatali e lo uccisero tre giorni dopo, in ospedale.
Era da anni che in Spagna non succedeva una disgrazia di questo calibro. Ma ieri, la morte di Jarque ha lasciato ancora di stucco i tifosi dell'Espanyol e tutto il mondo del calcio spagnolo, che non si aspettava un'altra tragedia così ravvicinata. A Barcellona i tifosi si sono riuniti spontaneamente attorno alla porta 21 del nuovo stadio per depositare candele, sciarpe e lettere in ricordo del giovane capitano che portava proprio quel numero sulla sua maglietta. Sui blog circolava già in mattinata una raccolta di firme per dedicare al giocatore il nuovo stadio.
A piangere la morte di Jarque c'era ieri anche Rubén De la Red, il giovane centrocampista del Real Madrid che lo scorso 31 ottobre, durante una partita della Copa del Rey, venne colpito da sincope perdendo i sensi. «Io sono stato fortunato, il destino mi ha aiutato, cosa che non è accaduta a Jarque», ha ricordato il calciatore a cui sono stati diagnosticati disturbi cardiaci e che - per il momento - rimarrà fermo anche la prossima stagione.
Ma non tutti sono così fortunati come De la Red. Secondo la cardiologa Araceli Boraita, del Consiglio superiore dello Sport spagnolo, «in Spagna muoiono circa 20-25 sportivi all'anno per problemi cardiaci».
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