Mister Jeff Bezos salva la carta. L'uomo che avrebbe dovuto ammazzarla. Che, a dirla tutta, l'aveva teorizzato: nel 1994, quando fondò Amazon disse che le librerie non avevano più ragione di esistere. Ecco, per due decenni Amazon è stato considerato il serial killer globale della carta, tanto più che gli sforzi fatti per imporre l'ebook con il kindle e tutte le sue evoluzioni confermavano questa teoria. Eppure, con Amazon il mercato della carta è di fatto cresciuto: saranno - questo sì - state penalizzate le librerie degli altri, in quanto negozi e luoghi di aggregazione. Ma non sono stati penalizzati i libri. E quest'anno, a dimostrazione della rottura di ogni luogo comune, Amazon le librerie le ha aperte: una grande, enorme, gigantesca a Seattle. Perché evidentemente la carta non è morta per niente, nonostante molti lo pensino.Lo pensavano di sicuro quando lo stesso Bezos ha comprato il Washington Post. Giornale storico e in profonda crisi, nel 2013 è stato di fatto salvato dal signor Amazon con i suoi capitali (personali). Anche in quell'occasione la profezia era praticamente un'equazione: lo comprerà per farne più o meno un contenitore commerciale da associare alla stessa Amazon, lo trasformerà in un prodotto povero, intellettualmente modesto, ma funzionale al business basato sulla profilazione del cliente: che cosa c'è in fondo di più profilato di un lettore di quotidiano? Sai chi è, sai dove abita, sai le sue abitudini, le sue passioni, le sue manie, la sua fascia di reddito. Invece il Washington Post è oggi un giornale migliore di quanto fosse qualche anno fa: fa informazione su carta e digitale, senza abbandonare la prima per la seconda. Anzi, ha invertito la tendenza: nel 2015 ha venduto più copie degli anni precedenti, senza perderne sul digitale. L'unica cosa che ha lasciato è stata la storica sede in centro a Washington.
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